Joseph Eaton era stato rilasciato da una prigione del Maine giovedì scorso dopo aver scontato due anni per aggressione armata. Fuori dal carcere di Windham, in una brutta giornata di pioggia e vento c’era la madre, che in auto lo ha aspettato per quasi un’ora. Poi lo ha portato a casa di alcuni amici, nel villaggio di Bowdoin, dove lo attendeva il padre insieme a Robert e Patricia Eager, che avevano accettato di ospitarlo per il periodo post carcerario, quando gli assistenti sociali visitano gli ex carcerati per il reinserimento nella società. I genitori si erano trasferiti in Kansas e avevano venduto la loro casa. Joseph Eaton li ha uccisi tutti e quattro.
Poi con l’auto del padre è fuggito raggiungendo l’autostrada. In preda alla follia ha cominciato a sparare contro le automobili che gli stavano intorno, ferendo gravemente tre persone. Alla fine è stato arrestato. Questa mattina è comparso in tribunale a West Bath. Ha confessato sia i quattro omicidi che il ferimento delle tre persone sull’autostrada. Ha detto al giudice “Avevo paura”.
In North Carolina nel villaggio di Gastonia la polizia sta dando la caccia a un uomo che ha sparato alcuni colpi di pistola a una bambina di sei anni e ai suoi genitori dopo che la palla da basket con cui la piccola stava giocando, era rotolata nel suo giardino. Robert Louis Singletary, 24 anni, è accusato di aver sparato e ferito diverse persone e la polizia lo descrive come “armato e pericoloso”.
A Detroit nelle settimane scorse un ragazzo nero di 14 anni che aveva perso lo schoolbus e camminando per raggiungere la scuola si era smarrito è stato preso a colpi di pistola da Jeffrey Zeigler, un ex vigile del fuoco bianco, dopo che il giovane aveva bussato alla sua porta per chiedere indicazioni stradali.

A Phenix City in Alabama la cinquantenne Tywoanna Jakes ha ucciso con un colpo di fucile il dodicenne Connor Mullins che con altri due ragazzi stava giocando nella sua proprietà. “Stavano facendo qualcosa di cattivo” ha detto al magistrato.
A Kansas City, un sedicenne che è andato nella casa sbagliata per andare a prendere i suoi fratelli più piccoli è stato preso a colpi di pistola. E poi la giovane donna di 20 anni uccisa per aver imboccato il vialetto sbagliato nello stato di New York e la cheerleader del Texas che con le amiche era salita per errore in un’auto che non era la sua e il proprietario della vettura l’ha presa a pistolettate.
Proiettili che volano per un banalissimo errore, per una distrazione. Vite stroncate e persone ferite senza una ragione. La paura e le armi sono una pessima componente in un Paese in cui gli estranei sono troppo spesso visti come minacce e la paura è stata politicizzata.
Secondo David Brooks, opinionista del New York Times che ha pubblicato su The Atlantic un lungo articolo sulle crisi di coscienza del Paese, la storia americana è guidata da periodici momenti di convulsioni morali. “Il defunto politologo di Harvard Samuel P. Huntington – scrive Brooks – ha notato che queste convulsioni sembrano colpire gli Stati Uniti ogni 60 anni circa: il periodo rivoluzionario degli anni ’60 e ’70; la rivolta jacksoniana degli anni ’20 e ’30 dell’Ottocento; l’era progressista, iniziata nel 1890; e i movimenti di protesta sociale degli anni ’60 e dei primi anni ’70. Questi momenti condividono alcune caratteristiche. Le persone si sentono disgustate dallo stato della società. La fiducia nelle istituzioni precipita. L’indignazione morale è diffusa. Il disprezzo per il potere costituito è intenso così come la sfiducia nel prossimo”.
All’inizio degli anni ’70, i sondaggi hanno mostrato che circa la metà degli Stati Uniti credeva che la maggior parte delle persone fosse degna di fiducia. Entro il 2020, questo numero è calato a meno di un terzo. Nel frattempo, gli americani credono che la criminalità sia aumenta, anche negli anni in cui invece è diminuita, e temono di poter essere vittime di un crimine. E contro il crimine la risposta è sempre la stessa: le pistole.

Lo si vede in questi giorni come la politica cerchi di utilizzare il crimine o la lotta al crimine per ottenere consensi. Le televisioni locali fomentano la paranoia sugli estranei sospetti. Le associazioni di quartiere postano sui loro siti web i volti dei criminali arrestati dalla polizia locale. Un martellante bombardamento che un agguato, una rapina, un furto sono imminenti. La paura cresce e per molti la “medicina” sono le armi in casa. E le armi possono dare un falso senso di sicurezza.
Questa sfiducia per il prossimo legata al bombardamento mediatico sulla violenza per molti sociologi fa presa per chi soffre di malattie mentali, o di chi fa eccessivo uso di alcol o droghe, che legato al facile accesso alle armi e allo scarso addestramento al loro uso, e anche dal razzismo, diventa un micidiale componente per la loro esplosiva aggressività. A peggiorare le cose anche leggi strampalate approvate in molti stati come “Stand Your Ground”, un regolamento che prevede che le persone possano usare la forza letale quando ragionevolmente lo ritengano necessario per difendersi dai crimini violenti. Una questione di interpretazione delle intenzioni che legittima i pistoleri ad aprire il fuoco. “La paura deve essere giustificata dalle circostanze – ha detto Geoffrey Corn, professore di diritto penale presso la Texas Tech University School of Law – non si può uccidere qualcuno solo perché lo si teme”.
Uno studio pubblicato nel 2022 da JAMA, una rivista medica, ha rilevato che i tassi mensili di omicidi sono aumentati tra l’8% e l’11% negli stati che hanno adottato la legge “Stand Your Ground”.
Poi c’è l’inevitabile questione del razzismo. La sparatoria di Kansas City dove il ragazzo di 16 anni che era andato a prendere i fratelli più piccoli ma aveva sbagliato la casa è stato preso a colpi di pistola è molto significativo. Un fatto che ha immediatamente ricordato la tragedia di Trayvon Martin, 17 anni, un adolescente nero che nel 2012 era andato a trovare il padre in una comunità recintata della Florida quando George Zimmerman, un guardiano di quartiere volontario, interpretò il suo modo dinoccolato di camminare, il cappuccio della felpa, e disse ai magistrati “era pericoloso, mi sentivo minacciato” e lo uccise. Zimmerman è stato assolto proprio in base alla legge “Stand Your Ground”.
Anche Renisha McBride, una donna nera che a Detroit, che dopo un incidente d’auto ha bussato alle porte delle case in cerca di aiuto, è stata uccisa da un residente bianco che le ha sparato attraverso la sua porta a zanzariera, dicendo che temeva che volesse fargli del male.
La lunga scia di sangue di questi giorni costringe l’America a guardarsi allo specchio.