Donald Trump è stato incriminato. Lo ha affermato ieri sera un portavoce del procura distrettuale di Manhattan.
Il rinvio a giudizio ancora non è stato reso pubblico e sarà annunciato martedì, quando l’ex presidente comparirà davanti al magistrato Juan Merchan. Secondo la CNN sarebbero 34 i capi di accusa che gli verranno contestati. Gli avvocati della pubblica accusa e quelli che difendono l’ex presidente stanno preparando la dinamica per il trasferimento di Trump dalla Florida per costituirsi a Manhattan. Cosa accadrà ora e quando Trump è chiamato a presentarsi alla procura non è ancora chiaro: i dettagli devono essere definiti dal Secret Service con le autorità di New York. L’avvocato Joe Tacopina, che rappresenta l’ex presidente, ha assicurato che il suo assistito si presenterà spontaneamente e si sottoporrà alle procedure del caso, dalle impronte digitali alle foto. Sicuramente il magistrato gli concederà la libertà senza cauzione in attesa dell’avvio del procedimento giudiziario.
È la prima volta nella storia americana che un ex presidente viene formalmente incriminato.
Il reato che Trump avrebbe commesso a New York è per il pagamento “in nero” alla pornostar Stormy Daniel. L’indagine del procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, è incentrata su un pagamento di 130.000 dollari facilitato dall’avvocato ex faccendiere di Trump, Michael Cohen, e fatto alla pornostar, Stormy Daniels la quale ha affermato di aver avuto una relazione con l’ex presidente nel 2006, quando Melania era incinta. La donna voleva vendere la sua storia al National Enquirer, in un momento in cui David Pecker era l’editore del tabloid scandalistico. Ma Cohen avrebbe pagato direttamente la Daniels per “comprarne” il silenzio, una decisione che ha ammesso in tribunale di aver preso “in coordinamento e sotto la direzione” di Donald Trump.
Il problema principale per Trump è nel fatto che Cohen ha dichiarato di aver anticipato personalmente i 130.000 dollari alla pornostar e di essere stato poi rimborsato dall’azienda dell’ex presidente, la Trump Organization, con 420.000 dollari giustificati come “spese legali”. Falsificare documenti aziendali è una esplicita violazione della legge dello stato di New York e l’accusa avrebbe dimostrato che l’operazione è stata ideata per nascondere una violazione da parte di Trump della legge che regola il finanziamento elettorale.

Pecker che aveva già testimoniato davanti al gran giurì di Manhattan sull’indagine Trump, è stato chiamato a fornire un ulteriore testimonianza lunedì scorso. A Pecker sarebbero state rivolte anche numerose domande su un altro pagamento, quello fatto alla modella ed ex coniglietta di Playboy Karen McDougal, con la quale Trump aveva avuto una relazione di quasi un anno nel 2006, che ha ricevuto 150 mila dollari dal National Enquirer. Il giornale aveva acquistato in esclusiva i diritti per il racconto di Karen McDougal senza mai pubblicarlo. Un fatto questo che secondo la pubblica accusa stabilisce il ripetuto compartamento di Trump per non far parlare le donne con cui aveva avuto relazioni.
L’ex presidente ha più volte attaccato il District Attorney Alvin Bragg e ha minacciato gravi conseguenze qualora si fosse arrivati alla sua incriminazione. La polizia di New York è da giorni in allerta per possibili manifestazioni e proteste visto che l’ex presidente, rievocando una retorica simile a quella dell’assalto al Congresso, ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza e a farsi sentire. E proprio uno scenario simile a un nuovo 6 gennaio è quello che fa più paura e ha spinto le forze dell’ordine della città a rafforzare le misure di sicurezza e i controlli online, dove alcuni da giorni i simpatizzanti dell’ex presidente gridano alla “guerra civile” in sua difesa.
Trump deve affrontare diverse altre indagini penali, inclusa quella legata all’assalto del 6 gennaio 2021 al Campidoglio da parte dei suoi sostenitori e un’altra per i documenti segreti portati via dalla Casa Bianca quando ha lasciato l’incarico e nascosti nella sua residenza a Mar A Lago.
Su di lui indaga anche il procuratore distrettuale di Atlanta, in Georgia, che ora è nella fase finale dell’inchiesta per i tentativi dell’ex presidente di convincere i funzionari statali a trovargli i voti per ribaltare i risultati delle elezioni in quello stato.
Trump ha sempre negato ogni illecito e ha attaccato Bragg, un democratico, accusandolo di condurre un’accusa politicamente motivata. Ha anche negato qualsiasi relazione con Stormy Daniels e con Karen McDougal.
Immediati i commenti politici. Un provvedimento che ha “irrimediabilmente danneggiato il nostro Paese”, denuncia lo speaker repubblicano Kevin McCarthy, che su Twitter assicura: “Il popolo americano non tollererà questa ingiustizia”, qualificata come “abuso di potere senza precedenti” da parte del procuratore Alvin Bragg.

Anche Ron DeSantis, governatore della Florida e avversario di Trump nel partito repubblicano, si schiera dalla parte dell’ex presidente e annuncia che lui come governatore non lo estradirà. “La strumentalizzazione del sistema giudiziario per far avanzare un’agenda politica capovolge lo stato di diritto ed è anti-americana”, scrive su Twitter. “Il procuratore distrettuale di Manhattan, sostenuto da George Soros, ha costantemente piegato la legge per declassare i reati e giustificare condotte criminali. Tuttavia, ora sta forzando la legge per prendere di mira un avversario politico”, attacca DeSantis.
Stessa linea per l’ex avvocato di Trump ed ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, che parla di “sforzi irresponsabili e politicamente motivati” per abbattere Trump: “Un giorno triste per l’America”, scrive anche lui via Twitter.
Un altro ex avvocato con un ruolo ben diverso, è Micheal Cohen, che si dichiarò colpevole proprio per il suo intervento nel pagamento a Stormy Daniels. “L’incriminazione di oggi non è la fine della storia, ma solo l’inizio”, afferma lapidario.