A più di 24 ore dall’abbattimento di un drone statunitense da parte di due caccia russi sullo spazio aereo sopra il Mar Nero, rimane altissima la tensione tra Mosca e Washington.
Dalla Casa Bianca, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha fatto notare che “non è raro che i russi cerchino di intercettare i nostri droni nella regione”.
Le bordate più pesanti sono arrivate dal capo del Pentagono Lloyd Austin, secondo cui l’attacco fa parte di un “schema di azioni aggressive, rischiose e non sicure da parte dei piloti russi nello spazio aereo internazionale”. Azioni che tuttavia, promette il segretario alla Difesa, non scoraggeranno Washington dal continuare a operare nella zona. Nel corso della giornata Austin ha inoltre parlato con il suo omologo russo Sergej Shoigu dell’accaduto.
Di tenore diametralmente opposto la versione dei fatti fornita dal Cremlino. Secondo le autorità russe, l’incidente non farebbe altro che dimostrare per l’ennesima volta come Washington sia direttamente coinvolta nella guerra in Ucraina.
Mosca peraltro sostiene che il drone statunitense non sia stato colpito dai caccia russi – alzatisi in aria poiché il velivolo USA pareva diretto verso la Crimea – ma avrebbe piuttosto effettuato una brusca manovra che lo avrebbe fatto schiantare in acqua.
In passato le autorità russe hanno già ripetutamente espresso preoccupazione per l’attività aerea statunitense in prossimità della Crimea (occupata dai russi dal 2014). Il Cremlino ha annunciato in serata che navi militari russe erano già nel luogo dove il drone è caduto per recuperarlo e analizzarlo prima che potessero ritrovarlo gli americani.
Secondo l’aeronautica americana, il drone MQ-9 “Reaper” stava conducendo un’operazione di sorveglianza routinaria quando due caccia Su-27 russi lo hanno colpito, mettendone fuori uso un’elica. Secondo Washington, l’azione “non sicura e non professionale” di Mosca avrebbe inoltre quasi causato la caduta di uno dei due jet.

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Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza russo e fedelissimo del presidente Putin, ha dichiarato che i sommozzatori di Mosca faranno il possibile per recuperare il drone nel Mar Nero – per poi eventualmente cercare di carpirne i segreti.
Poco dopo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che le relazioni tra Stati Uniti e Russia sono “al punto più basso di sempre,” aggiungendo però che “la Russia non ha mai rifiutato un dialogo costruttivo e non lo sta rifiutando nemmeno adesso”.
Per i fatti di martedì, nelle scorse ore il Dipartimento di Stato di Washington ha convocato l’ambasciatore russo Anatoly Antonov. Il diplomatico di Mosca sostiene che il drone abbattuto servisse a “raccogliere informazioni che verranno poi utilizzate dal regime ucraino per attaccare le nostre forze armate e il nostro territorio”. “Poniamo una domanda retorica: se, ad esempio, un drone russo apparisse vicino a New York o a San Francisco, come reagirebbero l’aeronautica e la marina statunitensi?”, ha rincarato la dose Antonov sul canale Telegram dell’ambasciata.
Episodi del genere sul Mar Nero non sono rari, soprattutto dopo la contestata annessione russa della penisola crimeana (che Kyiv considera ancora parte del suo territorio sovrano) del 2014. La collisione di martedì è però la prima volta dall’acme della Guerra Fredda che un velivolo americano viene di fatto abbattuto dai russi.
Nel frattempo, qualche ora più tardi il ministero della Difesa britannico ha dichiarato che un altro caccia russo sarebbe stato intercettato mercoledì da jet militari tedeschi e britannici vicino al territorio estone. In questo caso, tuttavia, tutti i velivoli coinvolti hanno fatto ritorno in sicurezza alle proprie basi.