L’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina nella speranza di “annientare per sempre” la Russia.
A sostenerlo è il presidente russo Vladimir Putin, che lunedì mattina si è rivolto alla nazione dal palco dell’Assemblea federale di Mosca – a quasi un anno esatto dall’inizio della “operazione speciale” partita all’alba del 24 febbraio 2022, e a poche ore dalla visita a sorpresa del presidente statunitense Joe Biden a Kyiv.
“Raggiungeremo i nostri obiettivi”, ha esordito Putin da un palco adornato con ben otto tricolori russi (quattro per lato). “Su ciascuno di noi c’è la grandissima responsabilità di difendere il nostro Paese e liquidare la minaccia del regime neo-nazista“, spiega il leader del Cremlino. Il quale ha però precisato che la Russia non è in guerra contro la nazione ucraina tout court – ma che anzi il popolo ucraino è “ostaggio del regime di Kyiv e dei suoi signori occidentali, che hanno di fatto occupato il Paese dal punto di vista politico, militare ed economico”.
Come ampiamente previsto, è proprio contro l’Occidente che Putin ha lanciato le bordate più pesanti. Sostenendo, ad esempio, che la colpa della guerra in Ucraina non sia da attribuirsi a Mosca – che anzi ha preso “tutte le precauzioni necessarie” per evitare il conflitto – bensì di USA e NATO e della loro opera di galvanizzazione nei confronti di Kyiv e dei suoi propositi di invadere Crimea e Donbass.
Il pericolo di un attacco ucraino avrebbe perciò spinto la Russia a giocare d’anticipo e a invadere il Paese confinante, annettendo quattro regioni al proprio territorio.

“(Gli occidentali) vogliono trasformare un conflitto locale in uno scontro globale, e noi reagiremo di conseguenza”, ha continuato il leader russo. E ancora: “L’obiettivo dell’Occidente è portare la Russia ad una sconfitta strategica, vogliono annientarci per sempre. Non si rendono conto che è in gioco l’esistenza stessa della Russia”.
Il riferimento alla “esistenza stessa della Russia” ha invero un eco piuttosto sinistro. Secondo la dottrina nucleare di Mosca, infatti, quello della “minaccia all’esistenza dello Stato russo” è uno dei limitatissimi casi in cui è contemplabile il ricorso alla bomba atomica. E l’avvertimento non è nemmeno troppo velato, dato che il capo di Stato russo ci ha tenuto a ricordare che “la forza di deterrenza nucleare della Russia è dotata al 90% di armi avanzate”.
Nelle fasi finali del suo discorso, Putin ha quindi annunciato che la Russia sospenderà la sua partecipazione al trattato New START – l’unico accordo sugli armamenti nucleari ancora in vigore tra le due superpotenze. Il New START, sottoscritto nel 2010, consente a Washington e Mosca di schierare fino a 700 missili balistici intercontinentali (ICBM) e 1.550 testate nucleari ciascuno, prevedendo inoltre frequenti ispezioni di verifica dei reciproci siti nucleari.
A inizio febbraio, il Dipartimento di Stato USA aveva però accusato i russi di non rispettare gli obblighi previsti dal trattato, e nello specifico di non consentire l’accesso ai suoi siti nucleari. Nel discorso odierno, Putin ha brevemente liquidato le accuse della diplomazia statunitense come un “teatro dell’assurdo”, chiosando tuttavia che sospendere il trattato non equivalga a ritirarsene del tutto.

A seguire a distanza il discorso di Putin è stato anche Joe Biden, che stasera terrà un contro-discorso da Varsavia – dove è arrivato ieri sera dopo una visita-lampo a Kyiv. Il leader della Casa Bianca sottolineerà il ruolo cruciale di Washington nel sostenere lo stoico sforzo bellico delle truppe ucraine e nel coalizzare l’Occidente a fianco del Governo di Volodymyr Zelensky.
Parte del discorso potrebbe essere però dedicata anche al pubblico interno USA. Gli ultimi sondaggi rivelano infatti un sensibile calo del sostegno dei cittadini USA alla fornitura di aiuti militari ed economici all’Ucraina (dal 60% di maggio al 48% di oggi) – che finora sono costati a Washington ben 113 miliardi di dollari.