Mentre vigili del fuoco, esperti e volontari da tutto il mondo continuano a scavare nelle macerie alla ricerca di sopravvissuti, le autorità turche annunciano il pugno duro contro i costruttori delle case crollate nel tragico terremoto che la scorsa settimana ha devastato Turchia e Siria.
La magistratura di Ankara ha emesso nelle scorse ore almeno 113 mandati di arresto contro imprenditori e lavoratori edili, e avrebbe già concretamente arrestato una dozzina di persone. Il ministero della Giustizia ha quindi disposto in quasi 150 procure locali l’istituzione di unità investigative ad hoc per indagare appaltatori, geometri e altri esperti – assicurandosi inoltre che non fuggano o distruggano le prove.
Tra i primi a farne le spese è stato, venerdì scorso, un costruttore di appartamenti di lusso nella città meridionale turca di Hatay (tra le più gravemente colpite dal sisma), che è stato preso in custodia all’aeroporto di Istanbul mentre si stava recando in Montenegro.
Negli scorsi giorni, comunque, le forze dell’ordine hanno inoltre arrestato un centinaio (98) di sciacalli accusati a vario titolo di saccheggi di edifici danneggiati, furti o frodi ai danni delle vittime del terremoto – in una maxi-operazione che ha coinvolto le province di Hatay, Istanbul, Kahramanmaras, Hatay, Adiyaman, Malatya, Osmaniye, Adana, Gaziantep e Sanliurfa.
“Tutti coloro che hanno commesso negligenze ed errori saranno ritenuti responsabili”, ha promesso il ministro della Giustizia Bekir Bozdag – mentre il presidente Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che verranno costruite decine di migliaia di strutture antisismiche entro un anno.
Il giro di vite giudiziario contro il settore edile è però avvertito da molti come una mossa tardiva e ipocrita da parte del leader turco, additato da diversi membri dell’opposizione e da molti contestatori come uno degli indiretti responsabili della catastrofe. Da premier prima e da presidente poi, nel quasi-ventennio di governo Erdogan ha infatti promosso un selvaggio boom edilizio in tutto il Paese – nell’ambito del quale le autorità hanno chiuso sistematicamente un occhio verso gli appaltatori che non rispettavano i requisiti di sicurezza.

Non accenna intanto a rallentare l’impetuosa salita del bilancio delle vittime. Secondo gli ultimi dati, almeno 30.000 persone hanno perso la vita sotto le macerie – alcuni subito dopo il sisma a causa dei violentissimi traumi dovuti ai crolli, altri invece più lentamente a causa di fame, sete e ipotermia. Di queste 30.000 vittime, la grande maggioranza sarebbe in Turchia (quasi 25.000) e il resto in Siria, in prevalenza nelle nelle regioni nord-occidentali controllate dai ribelli anti-Assad.
Secondo l’ONU, il bilancio potrebbe però raddoppiare a breve. E accanto all’emergenza-terremoto ce n’è un’altra – collegata – di carattere umanitario: più di 800.000 persone infatti non ricevono abbastanza cibo a sufficienza, specialmente in Siria, un Paese già funestato da una guerra civile ultra-decennale.
Discussion about this post