Per 13 ore gli agenti dell’FBI hanno perquisito la casa di Joe Biden in Delaware e hanno rintracciato altri 6 documenti top secret.
È stato lo stesso presidente ad aprire loro la porta dicendo “vedete se trovate altre cose che noi non siamo riusciti a trovare…”. Le hanno trovate e la polemica si allarga.
Il presidente, che ha sempre dichiarato di non essere a conoscenza della presenza dei documenti top secret, di fatto si sta esponendo ad un devastante danno d’immagine perchè scatta immediato il parallelo con la cattiva condotta di Trump.
La differenza fondamentale è che Biden e i suoi avvocati stanno collaborando e hanno invitato il ministero della giustizia e l’FBI ad eseguire tutte le perquisizioni senza opporsi, come invece aveva fatto il team legale di Trump.
Il danno politico però può diventare rilevante soprattutto perché lo staff della Casa Bianca ha ritardato nel rivelare al pubblico che erano stati rintracciati 12 documenti top secret non solo negli ex uffici di Biden a Washington (quando era vice presidente), ma anche nel garage della sua residenza nel Delaware, dove erano finiti in scatoloni vicini ad una Corvette d’annata verde fiammante.
Gli altri 6 dossier individuati dopo 13 ore di ricerche potrebbero concludere le ricerche da parte del ministero della giustizia, ma non far cessare l’imbarazzo politico e mediatico al quale la Casa Bianca e lo stesso Biden si sono esposti.
C’è chi sostiene anche che l’accelerazione nell’annuncio di future dimissioni da parte del Ron Klain, il potente capo di gabinetto del presidente custode di fatto di tutti i suoi comportamenti e dei messaggi pubblici che Biden deve trasmettere alla nazione, possa essere prorpio dovuta alla pessima gestione della comunicazione su questa scottante vicenda condotta in modo ondivago e dilettantesco.
Klain era capo di gabinetto di Biden anche quando era il vice presidente di Obama e di fatto l’ultimo a spegnere la luce e a chiudere la porta dei vecchi uffici dove erano stati abbandonati 6 anni fa i documenti top secret.
L’annuncio della nuova scoperta di ieri con altri 6 fascicoli “top secret” per i repubblicani è autentica benzina gratuita sul fuoco della polemica, perché adesso possono dire che Trump e Biden hanno fatto la stessa cosa compromettendo i segreti della nazione.
I due procuratori speciali affidati ai rispettivi casi però è quasi certo arriveranno a conclusioni diverse. Trump ha sostenuto deliberatamente che quei documenti gli appartenessero e ha cercato di bloccarne il sequestro. Biden ha fatto il contrario ed è stato lui ad informare il Dipartimento di giustizia e gli archivi di Stato che si era ritrovato tra le mani fascicoli che non dovevano essere lì ed era ansioso di restituirli per chiudere il caso.
Non importa. La mancanza o la leggerezza probabilmente opera di qualche funzionario dello staff democratico è stata commessa, ma sarà il presidente in prima persona a pagarne le conseguenze politiche, visto che quelle penali o criminali nel suo caso non sembrano esservi.