La fama di bugiardo che il neo-eletto deputato repubblicano George Santos si è fatta nelle ultime settimane è arrivata ieri sera a livelli bizzarri.
Sebbene la seduta per l’elezione dello speaker della Camera si fosse risolta in un nulla di fatto, con la conseguenza che i legislatori eletti a novembre non avevano potuto giurare e assumere ufficialmente le proprie posizioni, Santos ha twittato di aver giurato e di aver cominciato il suo mandato come deputato del terzo distretto dello Stato di New York.
E’ chiaro che Santos ha fatto l’errore di twittare troppo presto, credendo che Kevin McCarthy, il 57enne deputato californiano che corre per la poltrona di speaker, sarebbe stato eletto al primo turno. Invece, fatto che non succedeva da 100 anni, McCarthy non è riuscito a raggiungere il numero di 218 voti, per ben tre volte di fila, e la seduta è stata sospesa e rinviata a oggi.
Ma Santos ha una tale fama di bugiardo, che la sua gaffe ha immediatamente scatenato ilarità e indignazione sui social.
Il 34enne repubblicano ha mentito agli elettori sul suo lavoro, sui suoi studi e sulla storia della sua famiglia. Ha affermato che i genitori di sua madre erano ebrei ucraini fuggiti in Brasile durante l’Olocausto, ma i documenti hanno mostrato che i nonni erano invece nati in Brasile, e nessuno dei suoi antenati era ucraino o ebreo. Ha sostenuto, mentendo, che sua madre è morta negli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Ha elencato attività di beneficenza che avrebbe compiuto, di cui non esiste traccia. Ha elencato proprietà che non ha, ricchezze che non possiede, lauree mai ottenute e impieghi in prestigiose banche di investimento che non hanno mai sentito il suo nome.
Per di più, è sotto inchiesta in Brasile per assegni falsi oltre ad essere oggetto di indagini dal Procuratore Generale di New York, e dei Procuratori Distrettuali delle contee di Nassau e Queens.
Ecco dunque che un tweet in cui annuncia un fatto che non può essere accaduto fa tanto clamore che ieri sera alcuni network televisivi l’hanno annunciato in apertura di programma, prima ancora di passare alla storica bocciatura di Kevin McCarthy.