L’hanno vista in 50mila dalla 43esima alla 59esima, stretti fra i palazzi, le barricate, la polizia, sotto la pioggia senza ombrelli, vietati, per ore in attesa senza bagni, imbragati nei pannoloni. L’hanno vista dalle finestre degli alberghi e delle case eccitati come se a scendere non fosse solo una palla di cristallo illuminata a giorno ed una esplosione di coriandoli, ma una apparizione divina. Hanno applaudito il nuovo anno come se in pochi secondi potesse cambiare tutto, vincite al lotto, niente più mutuo, niente Covid, influenze e malattie strane piene di sigle e numeri degli ultimi anni, Putin che fa pace con Zelensky, Trump che si ritira e si gode le sue ricchezze a Mar-a-Lago, l’America che abbatte i muri al confine e gli immigrati entrano e lavorano regolarmente senza pagare 20mila dollari per attraversare il Rio Grande rimettendoci la vita e lasciando indietro bambini, famiglie, affetti, nel Corno d’Africa non si muore di fame, in Iran le donne vincono e il governo patriarcale va in esilio, vincono anche in Afghanistan e vanno a scuola e dirigono il paese e sconfiggono povertà e malattie.
Hanno applaudito come se tutto questo, in pochi istanti fosse successo e molto altro, molto di più, la pace nel mondo che chiede Papa Francesco, e gli accordi di pace che chiede Guterres, e niente più senzatetto, e femminicidi e stragi nelle scuole e armi vendute nei supermercati.
Hanno applaudito a Times Square la palla che scende dal 1907, hanno applaudito a Prescott in Arizona lo stivale da cowboy che si illumina davanti al locale che serve whiskey dal 1877, a Plymouth in Wisconsin dove dal cielo scende un pezzo di formaggio perché lì questo si produce e a Bethlehem in Pennsylvania dove a dispetto del nome non è arrivato Gesù bambino ma un enorme pulcino di marshmallow è piovuto sulla folla, hanno applaudito i fuochi d’artificio ovunque, è arrivato il 2023, che riporti la saggezza nel mondo.


