Sottopagati, insoddisfatti e, dimissionari. È allarme negli Stati Uniti per il precipitoso calo di interesse nei confronti della carriera di poliziotto. Un fenomeno avvertito particolarmente nelle grandi città come New York, in cui il mancato ricambio generazionale per le strade è aggravato dalla decisione di centinaia di agenti di trasferirsi in favore di contee rurali più amene (e con migliore retribuzione).
I dipartimenti di polizia di tutto il Paese hanno perciò iniziato a corteggiare le potenziali reclute utilizzando alcune delle stesse strategie che un allenatore userebbe per ingaggiare un fuoriclasse nella sua squadra: si parla di bonus extra-vantaggiosi (spesso nell’ordine di decine di migliaia di dollari), facilitazioni di carriera e trattamenti principeschi.
In effetti quella attualmente in corso è una tendenza inusitata: in passato le forze di polizia avevano molti più candidati rispetto alle posizioni di lavoro disponibili. Eppure, dall’inizio dell’epidemia e dopo le proteste #BlackLivesMatter del 2020, le accademie di polizia hanno registrato un forte calo di reclute, conferendo sempre maggiore potere contrattuale ai (pochi) candidati rimasti.
Secondo un sondaggio condotto dal Police Executive Research Forum sui dati forniti da 184 agenzie di polizia quest’anno, i pensionamenti sono aumentati del 24% e le dimissioni del 43% rispetto al 2021- mentre le assunzioni sono diminuite drasticamente. Molti veterani ritengono che parte della responsabilità sia dovuta proprio ai disordini scoppiati dopo la morte di Floyd – soffocato da alcuni agenti della polizia di Minneapolis – e dalle maxi-manifestazioni che hanno dato vita al movimento “Defund the Police”.