Un presunto missile russo ha colpito martedì sera il villaggio polacco di Przewodow, a 10 km dal confine con l’Ucraina, causando due vittime e innescando i timori di un intervento della NATO.
Timori che sono stati parzialmente smorzati dal presidente statunitense Joe Biden, che dopo un’analisi delle foto e dei report ha riferito ai leaders del G-7 che il vettore sarebbe in realtà un missile antiaereo S-300 proveniente dall’Ucraina. Nell’incontro di emergenza a Bali con gli alleati, Biden ha sostenuto che sia “improbabile” che il missile sia partito dalla Russia. “Questo è dovuto all’analisi della traiettoria ma non voglio dire che si sia già completata una vera indagine sull’accaduto”.
Secondo l’intelligence USA, il vettore sarebbe caduto su una fattoria. Ma anche il Pentagono, tramite il portavoce Patrick Ryder, ha invitato alla prudenza nella diffusione delle informazioni. “Sappiamo che i media stanno riferendo che due presunti missili russi avrebbero sconfinato in Polonia uccidendo due persone – ha dichiarato – Posso dirvi che non abbiamo nessuna informazione al momento per sostenere queste notizie e siamo al lavoro per trovarne”.
“Non ho intenzione di addentrarmi in ipotesi o fare speculazioni – ha continuato Ryder rispondendo alla domanda su una potenziale risposta degli Stati Uniti al presunto raid – non abbiamo informazioni adeguate in questo momento”. Quando “si tratta dei nostri impegni in materia di sicurezza e dell’articolo 5” dell’alleanza atlantica, ha aggiunto, “siamo chiarissimi sul fatto che difenderemo ogni centimetro del territorio della Nato”.
Appena dopo l’accaduto, Piotr Muller, portavoce del Governo polacco, aveva annunciato via Twitter che il primo ministro Mateusz Morawiecki “ha convocato d’urgenza il Comitato del Consiglio dei Ministri per la Sicurezza Nazionale e la Difesa”. Non risulta al momento alcuna richiesta di attivazione dell’articolo 4, che contempla una consultazione con gli alleati prodromica all’attivazione del celebre articolo 5.
Quest’ultimo recita testualmente: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale.
Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali”.