Hanno suscitato accesissime polemiche le ultime dichiarazioni di Kanye West, secondo cui classe morte dell’afroamericano George Floyd, avvenuta nel 2020, sarebbe stata causata da un’overdose da fentanyl piuttosto che dagli abusi della polizia del Minnesota.
Il celebre rapper ed ex marito della socialite Kim Kardashian è intervenuto domenica al programma televisivo di Revolt Drink Champs, dove ha negato che il ginocchio dell’agente fosse sul collo del 47enne (il cui lamento – “Non riesco a respirare” – è divenuto uno degli slogan della protesta dei Black Lives Matter).
West, che di anni ne ha 45, ha affermato di essere stato convinto dalla visione del documentario “Greatest Lie Ever Sold: George Floyd and the Rise of BLM“, prodotto dalla giornalista conservatrice Candace Owens.
I fatti risalgono al 20 maggio 2020, quando l’agente Derek Chauvin si è inginocchiato sul collo di Floyd per circa nove minuti, soffocandolo fatalmente. Chauvin è stato poi giudicato colpevole di omicidio e lesioni colpose, venendo condannato a 21 anni lo scorso luglio da una corte federale.
Le dichiarazioni di West su Floyd sono solo l’ultima di una serie di provocazioni da parte del rapper, il cui account Instagram è stato bloccato all’inizio del mese in seguito a dichiarazioni antisemite.
A inizio ottobre, nella sua collezione presentata alla settimana della moda di Parigi, il musicista afroamericano aveva inoltre portato in passerella magliette con la scritta ‘White Lives Matter’ da una parte e il volto di papa Giovanni Paolo II dall’altra, provocando l’ira degli attivisti anti-razzismo.
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