Giovedì Alex Jones era stato condannato in un tribunale di Austin in Texas al risarcimento di 4,1 milioni di dollari per i danni materiali causati con le le sue bugie. Venerdì la stessa giuria lo ha condannato a pagare 45,2 milioni di dollari come “punizione” per i danni emotivi inflitti per aver aver falsamente affermato una infinità di volte nel suo talk show radiofonico e online InfoWars che la strage del 2012 nella scuola elementari di Sandy Hook era una “bufala”. Una menzogna, raccontava nei suoi podcast, creata dall’ex presidente Obama per modificare il 12mo emendamento della Costituzione, quello che sancisce il diritto di possedere le armi.
Alex Jones è il megafono delle teorie cospirazioniste americane. Un ciarlatano imbonitore con milioni di ascoltatori creduloni che pendono dalle sue labbra e dai suoi podcast. I suoi podcast e i suoi contenuti multimediali incitano all’odio, le sue vittime preferite sono musulmani, transgender e i politici “socialisti”.
Dall’attentato dell’11 Settembre 2001, che secondo Jones è avvenuto per ordine del governo americano, così come quello di Oklahoma City, all’allunaggio di Armstrong che non sarebbe mai avvenuto, ai vaccini che causano l’autismo, alle cene sataniche di Hillary Clinton con George Soros e Bill Gates nello scantinato di una pizzeria di Washington. E poi che Obama era nato in Kenia, come sosteneva Donald Trump, ed era musulmano. Convinto sostenitore della teoria del genocidio degli uomini bianchi, che spiegherebbe anche perché gli immigrati raggiungono con facilità l’Occidente. Jones racconta una realtà alternativa che fa da sponda della destra bigotta e razzista che comprende una larga fascia dell’elettorato dell’ex presidente Donald Trump il quale, durante la campagna elettorale del 2016, ha pubblicamente apprezzato l’importanza del lavoro svolto da Alex Jones.

Tra le sue bufale più celebri create ad arte c’era appunto questa della strage di Sandy Hook, la scuola elementare del Connecticut in cui nel dicembre del 2012 Adam Lanza, un giovane psicolabile, ha ucciso 26 persone, 20 delle quali erano bambini tra i sei e i sette anni. Secondo Jones la sparatoria sarebbe stata una finzione messa in atto da attori con lo scopo di promuovere la politica avversa alle armi dell’allora presidente Barack Obama. Per provare le sue teorie ha ritoccato foto e video, e alcuni dei suoi più accesi sostenitori hanno minacciato i parenti delle vittime sparando colpi di fucile contro le loro automobili e le loro case.
Wesley Ball, avvocato di Scarlett Lewis e Neil Heslin, i genitori di uno dei bambini uccisi a Sandy Hook, prima del verdetto ha avvertito la giuria: “Avete la possibilità di inviare un messaggio all’intero Paese, e persino al mondo (…) Ed è quello di fermare Alex Jones. Fermare la monetizzazione della disinformazione e delle sue bugie”. L’avvocato ha quindi chiesto ai giurati di assicurarsi che Alex Jones “non possa farlo di nuovo”.
Queste due sentenze sono solo le prime di una serie, viste le numerose cause pendenti impostate da diverse famiglie di vittime che chiedono anche loro un risarcimento. Jones durante la sua testimonianza ha infine ammesso pubblicamente che il massacro era reale.
Il procedimento giudiziario è stato anomalo. Per tre volte Alex Jones era stato convocato in tribunale e per tre volte non si era presentato in aula. A questo punto il giudice texano aveva deciso che era colpevole della diffamazione. Le udienze che si sono tenute erano solo per decidere l’ammontare dei risarcimenti sia per i danni materiali causati alla famiglia della giovane vittima e, in seconda battuta, per i danni emotivi causati con le sue bugie alla famiglia. La giuria non doveva decidere la colpevolezza, ma solo il “prezzo” che Alex Jones deve pagare per le sue “bufale”.

Quattro anni fa il padre di un altro bambino di sei anni ucciso nella strage di Sandy Hook ha vinto una causa contro l’editore di un libro in cui si negava quel massacro. Libro ampiamente pubblicizzato nei podcast di Alex Jones e in tutte le trasmissioni di InfoWars. Leonard Pozner, padre del piccolo Noah, si batteva contro i cospirazionisti che definirono la strage una messa in scena, e che i soccorsi, le ambulanze e le vittime erano una esercitazione della Protezione Civile. Al dolore di un padre che aveva perso un figlio si erano aggiunte le minacce di morte di persone che ancora tutt’oggi lo accusano di essere parte del complotto per modificare il 12mo emendamento.
“Questa è una vittoria per me e la mia famiglia, una vittoria per le famiglie delle vittime dei sopravvissuti di tutte le stragi di massa che sono stati presi di mira da questa gente”, aveva detto Pozner al New York Times dopo che un giudice del Wisconsin gli aveva dato ragione. Il tribunale ha riconosciuto che il libro “Nobody Died at Sandy Hook”” ha diffamato Pozner. Il libro è stato ritirato dalla vendita e una giuria ha condannato i due autori, James Fetzer e Mike Palecek al risarcimento dei danni. James Fetzer che è un professore di filosofia all’Università del Minnesota, è anche un negazionista dell’Olocausto, antisemita, e più volte ospite ai programmi di Alex Jones. Un altro ospite fisso ai programmi di Alex Jones è Wolfgang Halbig, che nei suoi infuocati interventi accusa i genitori dei bambini uccisi a Sandy Hook di essere parte della congiura per impedire il possesso delle armi e dai microfoni della stazione radio di Alex Jones dà gli indirizzi delle famiglie delle vittime di Sandy Hook in modo che i suoi simpatizzanti possono molestarli.
Oltre a Pozner anche altri genitori hanno promosso due cause contro Alex Jones. Nel 2016 una donna, Lucy Richards, è stata condannata a cinque mesi di carcere per aver inviato minacce di morte a Pozner che con la moglie e due figlie conduce una vita da recluso, nascosto per sfuggire alle minacce.