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Definì “bufala” la strage di Sandy Hook: Alex Jones condannato a pagare 47 milioni di dollari

Il tribunale di Austin ha ordinato al conduttore radio di risarcire una cifra record ai familiari di una vittima

Massimo JausbyMassimo Jaus
Definì “bufala” la strage di Sandy Hook: Alex Jones condannato a pagare 47 milioni di dollari

Alex Jones (wikimedia commons)

Time: 3 mins read

Alex Jones, noto “bufalaro” cospirazionista e conduttore radifonico, dovrà sborsare ben 45,2 milioni di dollari in danni punitivi per aver falsamente sostenuto che il massacro alla scuola elementare di Sandy Hook fosse in realtà utta una messinscena per favorire Obama.

L’impressionante cifra si aggiunge a una già corposa tranche di 4,1 milioni di dollari che Jones dovrà pagare a titolo di risarcimento verso i genitori di un bambino rimasto ucciso nella tragica sparatoria del 2012. Laddove quest’ultima somma corrisponde al danno psicologico subito dai genitori del bambino (così come quantificato dalla corte), i 45,2 milioni corrispondono invece ai cosiddetti punitive damages, ossia la punizione verso la condotta eticamente riprovevole del colpevole. Malgrado assai rilevante, la somma è quasi la metà di quanto era stato chiesto dalla difesa (75 milioni).

A stabilirlo una giuria nel tribunale di Austin in Texas dove si è svolto il processo. Austin è la città in cui hanno sede il programma radiofonico di Jones e il webcast Infowars.

Alex Jones è il megafono delle teorie cospirazioniste americane. Un ciarlatano imbonitore con milioni di ascoltatori creduloni che pendono dalle sue labbra e dai suoi podcast. Allontanato dalle maggiori piattaforme dei social, spara notizie false, ritocca foto e video e, come un piazzista delle televendite, più roboanti e inverosimili sono le sue storie, più gente gli crede. I suoi articoli e i suoi contenuti multimediali incitano all’odio, le sue vittime preferite sono musulmani, transgender e personaggi politici “socialisti”.

Giornalista radiofonico che ha fondato il sito InfoWars da cui contribuisce a creare notizie false che usa per fare da trampolino a teorie bislacche e cospirazioniste. Dall’attentato dell’11 Settembre 2001, che secondo Jones è avvenuto per ordine del governo americano, così come quello di Oklahoma City, all’allunaggio di Armstrong che non sarebbe mai avvenuto, ai vaccini che causano l’autismo, alle cene sataniche di Hillary Clinton con George Soros e Bill Gates nello scantinato di una pizzeria di Washington. E poi che Obama era nato in Kenia, come sosteneva Donald Trump, ed era musulmano. Convinto sostenitore della teoria del genocidio degli uomini bianchi, che spiegherebbe anche perché gli immigrati raggiungono con facilità l’Occidente. Jones racconta una realtà alternativa che fa da sponda della destra bigotta e razzista che comprende una larga fascia dell’elettorato dell’ex presidente Donald Trump il quale, durante la campagna elettorale del 2016, ha pubblicamente apprezzato l’importanza del lavoro svolto da Alex Jones.

Donald Trump – ANSA

Tra le sue bufale più celebri create ad arte c’è quella della strage di Sandy Hook, la scuola elementare del Connecticut in cui nel dicembre del 2012 Adam Lanza, un giovane psicolabile, ha ucciso 26 persone, 20 delle quali erano bambini tra i sei e i sette anni. Secondo Jones la sparatoria sarebbe stata una finzione messa in atto da attori con lo scopo di promuovere la politica avversa alle armi dell’allora presidente Barack Obama. Per provare le sue teorie ha ritoccato foto e video, e alcuni dei suoi sostenitori hanno minacciato i parenti delle vittime. Ora la vicenda, dopo 10 anni, si è conclusa nel tribunale di Austin in Texas.

Alex Jones ha testimoniato in sua difesa e ha ammesso di essere stato “irresponsabile” per le sue dichiarazioni e che ora crede che il massacro della scuola elementare di Sandy Hook sia stato “reale al 100%”.

Una ammissione avvenuta dopo che i genitori di un bambino di 6 anni ucciso nell’attacco hanno testimoniato delle sofferenze, delle minacce di morte e delle molestie subite a causa delle bugie diffuse da Jones nelle sue piattaforme mediatiche.
Un mea culpa durante il processo per determinare quanto lui e la sua società di media, Free Speech Systems, dovranno pagare per aver diffamato Neil Heslin e Scarlett Lewis che hanno detto al magistrato che le scuse non bastano e che Jones deve essere ritenuto responsabile per aver diffuso ripetutamente falsità sull’attacco.

Signs welcoming Sandy Hook Elementary School – ANSA/EPA/JUSTIN LANE

La posta in gioco nel processo è quanto dovrà sborsare Jones per aver diffamato e reso difficile la vita ai genitori dei bambini uccisi nel massacro di Sandy Hook. I genitori chiedevano alla giuria di assegnare 75 milioni di dollari a titolo di risarcimento per diffamazione e 75 milioni per i danni punitivi. I giurati hanno valutato il danno in 4 milioni e 100 mila dollari, molto meno delle loro richieste. Domani ci sarà la quantificazione dei danni punitivi.

Durante il processo l’avvocato di Jones ha accidentalmente inviato due anni di messaggi di testo del teorico della cospirazione ai querelanti. Messaggi che hanno contraddetto la sua testimonianza e ora rischia anche un rinvio a giudizio per aver mentito sotto giuramento. Ma c’è di più. Molti messaggi fanno riferimento all’adunata di Stop the Steal tenuta il 6 gennaio 2021 davanti al Campidoglio, che Jones ha aiutato ad organizzare. Numerosi messaggi sono con i più stretti alleati dell’ex presidente Donald Trump e per questo gli inquirenti della Commissione d’Inchiesta della Camera che indagano sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio li hanno richiesti al magistrato federale.

Jones ha già cercato di proteggere finanziariamente i sistemi di Free Speech La società editrice di InfoWar presentando istanza di protezione fallimentare la scorsa settimana.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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