20 anni di detenzione. È questa la sentenza emanata dalla corte federale di Manhattan nei confronti di Ghislaine Maxwell, ex compagna del miliardario statunitense Jeffrey Epstein.
Il giudice newyorkese Alison Nathan ha riconosciuto che la 60enne socialite britannica si è macchiata di cinque reati a sfondo sessuale, che comprendono il reclutamento e l’adescamento di quattro ragazze adolescenti, tra il 1994 e il 2004, delle quali Epstein avrebbe poi abusato sessualmente.
La condanna è inferiore ai 30 anni di carcere richiesti dall’accusa, che nell’arringa finale aveva sottolineato la natura “scandalosamente predatoria” dell’azione facilitativa di Maxwell. La britannica è stata arrestata nel luglio 2020 e da allora si trova in regime di detenzione cautelare a Brooklyn, lamentando condizioni a suo dire disumane.

Durante il processo, quattro ex vittime di Epstein hanno testimoniato come l’ex compagna del magnate newyorkese abbia svolto un ruolo cruciale nel giro di sfruttamento sessuale facente capo ad Epstein.
Un ruolo che però i legali della donna avevano tentato di sottovalutare, definendola come “capro espiatorio” per le malefatte di Epstein – morto in circostanze assai misteriose in una cella di Manhattan mentre era in attesa del suo verdetto – e chiedendo per lei una pena inferiore ai 5 anni e mezzo di carcere, anche sulla base dei due anni già trascorso dietro le sbarre.
Gli inquirenti hanno peraltro scoperto come l’adescamento di ragazzine non servisse a soddisfare gli appetiti sessuali del solo Epstein, ma probabilmente anche di altri amici potenti della coppia. Tra questi il caso più celebre riguarda il principe Andrea, figlio della regina Elisabetta II, che lo scorso febbraio ha patteggiato una somma sconosciuta per interrompere il processo civile intentatogli da Virginia Roberts Giuffre per presunti abusi sessuali compiuti sull’allora ragazza 17enne dall’ex Altezza Reale.