Non si fermano le proteste degli attivisti pro-aborto negli Stati Uniti.
I manifestanti hanno organizzato diverse proteste di fronte alle abitazioni private dei giudici della Corte Suprema, dopo la divulgazione della bozza di un parere firmato dal giudice Samuel Alito contrario al precedente “Roe v. Wade” sul diritto costituzionale all’aborto.
L’iniziativa preoccupa i membri togati, tanto che la polizia ha deciso di fornire protezione alle loro case e alle loro famiglie.
“Le minacce all’incolumità fisica dei giudici della Corte suprema e delle loro famiglie sono vergognose – ha dichiarato John Cornyn, senatore Repubblicano del Texas – e i tentativi di intimidire e influenzare l’indipendenza della nostra magistratura non possono essere tollerati”.
Le contestazioni di fronte alle case private dei giudici Alito, Brett Kavanaugh e John Roberts seguono la divulgazione degli indirizzi privati dei giudici da parte di un’organizzazione di orientamento progressista, “Ruth Sent Us”.

A cercare di smorzare la tensione è intervenuta anche la Casa Bianca, consapevole che l’intimidazione dei magistrati sia un reato federale.
“Siamo un Paese che promuove la democrazia, e le manifestazioni pacifiche sono certamente consentite in una serie di luoghi nel Paese – ha reso noto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki – ma le proteste non dovrebbero violare la legge”.
Le parole di Psaki hanno suscitato critiche da parte di diversi analisti politici. L’atteggiamento “cerchiobottista” di Washington, che ha espresso solidarietà ai giudici senza però condannare le minacce dei manifestanti, è stato giudicato ancora una volta troppo tiepido.
Non è la prima volta che questo accade: Biden si è tenuto ha evitato di schierarsi anche nel caso dell’attacco alla sede di una associazione pro-vita nel Wisconsin e durante le contestazioni che nel fine settimana hanno impedito lo svolgimento delle funzioni religiose in diverse chiese.