Le autorità russe lo avevano annunciato a inizio aprile: via le sanzioni oppure stop alla cooperazione spaziale con l’Occidente. Il capo dell’agenzia spaziale di Mosca, Dmitrij Rogozin, ha tenuto fede alla promessa, annunciando che la Russia non collaborerà più con la Stazione spaziale internazionale.
La clamorosa dichiarazione del numero uno di Roscosmos è stata riportata sabato da TASS e RIA Novosti. Non si fa riferimento ad alcuna data precisa, ma è una decisione su cui il Cremlino pare non abbia alcuna intenzione di tornare indietro. “La scelta è già stata fatta, non siamo obbligati a parlarne pubblicamente”, ha riferito Rogozin, che in passato è stato ambasciatore russo alla NATO dal 2008 al 2011.
“Posso dire solo questo: in linea con i nostri obblighi informeremo i nostri partners della fine del nostro lavoro sull’Iss con un anno di anticipo”, ha chiosato Rogozin.
Secondo il Cremlino, sarebbe tutta colpa delle sanzioni che USA, UE e Regno Unito hanno comminato contro l’economia russa in seguito alla cruenta aggressione dell’Ucraina, iniziata lo scorso 24 febbraio e tutt’ora in corso. E che avrebbero fatto terra bruciata attorno alla collaborazione tra Mosca e Occidente. Tra le misure sanzionatorie figura anche il blocco dei beni di numerosi cittadini della Federazione, tra i quali compaiono il presidente Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.

Quella di Roscomos è una scelta epocale che cancella decenni di cooperazione tra Mosca e capitali occidentali nel campo scientifico. Dalla fine della Guerra fredda ad oggi, la Stazione spaziale internazionale ha infatti costituito il simbolo della rinnovata cooperazione tra Mosca e Washington, che a lungo si erano date battaglia nella space war novecentesca.
Dopo la dismissione dei suoi shuttle nel 2011, ad esempio, la NASA ha ripetutamente impiegato navicelle Soyuz di fabbricazione russa per trasportare i suoi cosmonauti nella Stazione spaziale (anche se adesso fa sempre più affidamento a compagnie private come SpaceX di Elon Musk).
Le due agenzie spaziali starebbero inoltre lavorando un accordo per consentire ai russi di partecipare a future spedizioni spaziali americane, permettendo al contempo alla NASA di continuare a usare i Soyuz. Un accordo che sembra destinato a naufragare dopo le dichiarazioni di Rogozin.
Attualmente sono tre gli astronauti russi presenti sulla ISS. Si tratta di Oleg Artemyev, Denis Matveev e Sergey Korsakov – che hanno passato quasi un anno e mezzo in orbita trovandosi a condividere gli angusti spazi dell’abitacolo con colleghi di tutto il mondo. Attualmente, oltre ai tre cosmonauti russi, sono presenti sei statunitensi, un’italiana (Samatha Cristoforetti) e un tedesco.
L’accordo tra USA, Russia e le altre nazioni che partecipano al programma della Stazione spaziale – ossia Europa (ESA), Giappone (JAXA) e Canada (CSA) – scade nel 2024, ma prima dell’annuncio russo la NASA aveva manifestato l’intenzione di estendere il contratto fino al 2030. In caso di mancata estensione, è previsto che le circa 400 tonnellate che compongono la Stazione verranno fatte deorbitare lentamente e quindi lasciate inabissare nell’Oceano Pacifico.