Si chiama Christopher Schurr, ha 31 anni, e sarebbe lui l’agente di polizia che lo scorso 4 aprile ha ucciso il giovane afroamericano Patrick Lyoya sparandogli alla testa durante una banale lite per non essersi fermato a uno stop. L’annuncio sull’identità del killer è stato dato dal dipartimento di polizia di Grand Rapids, in Michigan, dove è avvenuta la drammatica esecuzione.
L’uccisione di Lyoya è stata integralmente catturata in video, con le immagini che mostrano il 26enne a terra dopo un controllo stradale e l’agente Scurr che lo bracca con la gamba sulla schiena. I due sembrano scontrarsi sul taser estratto dall’agente. “Lascialo”, urla il poliziotto. “Lascia il taser”, ripete l’agente prima di estrarre la pistola e colpire alla testa il 26enne, rifugiato della Repubblica Democratica del Congo emigrato negli Stati Uniti nel 2014 assieme alla famiglia.
Nei giorni successivi era montata la protesta sul nome del poliziotto omicida, con i familiari di Lyola e simpatizzati del movimento Black Lives Matter a fare pressione sulla polizia affinché rivelasse il nome del suo funzionario. L’annuncio alla fine è arrivato lunedì: “Nell’interesse della trasparenza, per ridurre le speculazioni in corso e per evitare ulteriore confusione, confermo il nome già circolato pubblicamente (quello di Christopher Schurr)”, ha affermato il capo della polizia di Grand Rapids, Eric Winstrom.
Secondo quanto riportato da Detroit News, Schurr in passato si era recato come missionario in Kenya e aveva pensato di sposarsi lì nel 2014. Risale invece al 2015 la scelta di fare il poliziotto. Attualmente Schurr è in congedo amministrativo, senza alcun potere di polizia, mentre gli inquirenti continuano ad indagare sulla sparatoria.
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