“Abbiamo capito che l’Ucraina non diventerà un membro della Nato”, ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel suo discorso online alla Joint Expeditionary Force di Londra. “È chiaro che l’Ucraina non è un membro della Nato, lo capiamo. Per anni abbiamo sentito parlare di presunte porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, questo è vero, dobbiamo ammetterlo”.
Un primo passo verso la tregua? Forse. Pare però che a Vladimir Putin queste dichiarazioni non bastino. “Il governo di Kiev non sta dimostrando un impegno serio nel cercare soluzioni reciprocamente accettabili per la crisi russo-ucraina” ha detto il leader del Cremlino al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, con cui ha avuto una conversazione proprio sulla questione.
Da ieri, è in corso la quarta sessione di colloqui tra Mosca e Kiev, e Mikhail Podolyak, consigliere capo dell’ufficio del presidente ucraino, ha confermato che “si stanno discutendo le principali questioni” per arrivare a una de-escalation della crisi e un “cessate il fuoco”. Entrambe le parti hanno espresso un certo ottimismo. Oleksiï Arestovitch, consigliere della presidenza ucraina, ha ritenuto possibile un accordo di pace entro maggio, “e forse molto più rapidamente”, ma per il Cremlino è prematuro fare “pronostici”.
E se con l’Ucraina il dialogo continua, con gli Stati Uniti, invece, la Russia si irrigidisce sempre di più. Come preannunciato, Mosca sta reagendo all’isolamento in cui è stata spinta, e ha imposto sanzioni a una serie di personalità ai vertici dell’amministrazione USA. Finiti nel mirino, ci sono oltre al presidente, Joe Biden e al segretario di Stato Antony Blinken, il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il capo della Sicurezza nazionale, Jake Sullivan e il suo vice, Daleep Singh, il capo degli Stati maggiori congiunti, generale, Mark Milley, il capo della Cia, William Burns, la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, il figlio di Biden, Hunter, l’ex segretario di Stato, Hillary Clinton. Poche ore dopo, il governo russo ha preso misure anche contro il premier canadese, Justin Trudeau, e i suoi ministri degli Esteri e della Difesa.
Intanto, i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia sono a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’obiettivo della visita è “confermare l’inequivocabile sostegno dell’intera Ue alla sovranità e indipendenza dell’Ucraina e per presentare un vasto pacchetto di sostegni allo Stato e alla società”. Ma la visita di Mateusz Morawieck, Janez Jansa e Petr Fiala “non è su mandato del Consiglio europeo in quanto nessuna conclusione è stata formalmente adottata dai 27 Stati membri” puntualizzano dall’Ue.