Si è spento a 83 anni Calisto Tanzi, imprenditore a capo della Parmalat, l’azienda parmigiana specializzata nei prodotti caseari arrivata ad essere una delle imprese più conosciute al mondo.
Tra gli anni ’70 e ’80, Tanzi diventò un imprenditore di successo investendo in maniera massiccia nella promozione commerciale dei propri marchi, con campagne pubblicitarie innovative e programmi di sponsorizzazione sportiva: dai campioni di sci alpino Gustav Thöni e Ingemar Stenmark, ai piloti di Formula 1 Niki Lauda e Nelson Piquet e alla scuderia Brabham.
Negli anni ’80 entrò anche nel mondo del calcio comprando il Parma, che sotto la sua presidenza conquistò i suoi più grandi successi. Tra il 1992 e il 1994, la squadra emiliana vinse una Coppa delle Coppe, una Supercoppa e una Coppa Uefa, quest’ultima vinta ancora nel 1999.
Nel 2003, il crack che portò in carcere sia il patron che alcuni dei massimi dirigenti dell’azienda. Il 17 dicembre di quell’anno, dopo il mancato pagamento di un bond da 150 milioni di euro, Tanzi presentò come garanzia della solidità finanziaria del suo gruppo un estratto conto della Bank of America, sul quale era riportata la presenza di un deposito di 3,95 miliardi di euro intestato alla controllata Bonlat (con sede alle isole Cayman).
Il giorno stesso, l’istituto statunitense smentì l’esistenza del conto Bonlat: Tanzi e il suo direttore generale Fausto Tonna avevano infatti confezionato di loro pugno il documento, ritoccandolo manualmente e successivamente passandolo allo scanner. Già due giorni prima tuttavia l’intero consiglio d’amministrazione Parmalat si era dimesso e al vertice del gruppo era stato nominato Enrico Bondi, che Tanzi stesso aveva contattato nei primi giorni del mese come consulente per la ristrutturazione del gruppo, nel tentativo di ripagare il summenzionato bond.