L’America sta uscendo dal tunnel della pandemia per infilarsi in un altro non meno terribile: quello del crimine e della violenza armata. Da Chicago a New York, dal Texas alla Virginia, dall’Ohio alla Georgia, è allarme generale. Più di 180 persone uccise e 516 ferite in 540 sparatorie avvenute nel weekend del 4 luglio, Independence Day.
A Chicago 95 persone, tra cui una bambina di 6 anni e la madre, sono rimaste ferite in quella che è diventata la triste routine americana: le sparatorie in mezzo alla strada, tra guerre di gang, regolamenti di conti, roulette russa di colpi sparati da auto in corsa. Lo scenario violento della Detroit del film “Brick Mansions” moltiplicato dieci, venti, cinquanta. In alcune città americane i feriti per armi da fuoco stanno superando i contagiati da Covid.
Nessuna fascia di età ne è immune. La polizia di Norfolk ha arrestato un ragazzo di 15 anni per aver sparato a quattro bambini. In Ohio uno studente di 17 anni è stato ucciso in una sparatoria scoppiata durante un party estivo. A Toledo un uomo ha cominciato a sparare per aria, mettendo in fuga trecento persone. Otto feriti a Fort Worth, Texas, per un regolamento di conti vicino a un autolavaggio.
A New York 25 feriti e un morto in ventisei sparatorie avvenute in appena due giorni. I media cominciano a non considerarla più una normale giornata di follia americana. Il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha decretato lo ‘stato d’emergenza’ e promesso l’assunzione a tempo di ventimila persone per pattugliare strade, metropolitana, parchi.
La Grande Mela, tempio liberal d’America, si avvia a una inedita campagna elettorale centrista in cui sceglierà il nuovo sindaco tra due ‘sceriffi’: il moderato democratico Eric Adams, 60 anni, ex poliziotto, e il repubblicano Curtis Sliwa, 67, fondatore dei “Guardian Angels”, i volontari dal basco rosso che presidiano da quarant’anni la città.
“Sarà una campagna elettorale molto semplice – ha raccontato Sliwa all’Agi – parleremo di crimine, crimine, crimine”. Rispetto ai primi sei mesi del 2020, quest’anno le sparatorie a New York sono aumentate del 38% e non riguardano solo i sobborghi classici della cinematografia hard boiled, Bronx e Brooklyn, ma zone fino a poco tempo fa insospettabili come Times Square, Upper West Side, Soho. Cambiamento drammatico che ha spinto persino i liberal newyorkesi, ad appena un anno dagli slogan del ‘defund the police’, togli i fondi alla polizia, a spostarsi al centro e scegliere come candidato Adams, uno che vuole rinforzare i dipartimenti e mettere piu’ agenti per strada.
Segnale chiaro: la criminalità è un problema di tutti. L’ala radicale non è d’accordo: aveva puntato le carte su Maya Wiley, che voleva depotenziare la polizia, ma è arrivata soltanto terza. Kathryn Garcia, sostenuta dalla sinistra del partito, è arrivata seconda. Ad allargare le distanze, l’appello del presidente Joe Biden che, due settimane fa, davanti alla recrudescenza dei dati, ha chiesto più polizia, non meno. I prossimi quattro mesi di campagna elettorale a New York saranno la cartina di tornasole del dibattito a livello nazionale, in un Paese in cui nei primi cinque mesi del 2021 sono rimaste uccise 8100 persone, circa 54 morti al giorno, più di una ogni mezz’ora.
Il distretto di Washington ha il tasso di violenza più alto del Paese, seguito da Louisiana, Georgia, Colorado, ma lo Stato di New York è tornato a scalare posizioni, riportando alla mente gli anni di piombo dei ’70. La diffusione di armi resta la più alta al mondo, ma non è la spiegazione di tutto, anche se i numeri inquietano: ci sono in media 120 armi ogni 100 persone, il 30% degli americani ne possiede almeno una, il 29% del totale dei possessori ne ha minimo cinque. Ma la corsa ad armarsi non è una novità e non rende più sicuri. È il senso di fragilità diffuso la vera novità dell’America post pandemica, e per la quale non sembra esserci ancora in vista un vaccino. (Agi)