Il 2020 sembra non dare tregua all’Italia.
Dopo la pandemia di marzo e il lockdown in tutta Italia, i casi che tornano ad alzarsi negli ultimi giorni e il nubifragio a Palermo, domenica nel tardo pomeriggio si è abbattuto su Verona un violento uragano che ha allagato il centro storico, sradicato alberi nelle città e distrutto una parte del raccolto nelle campagne venete.

A subire le conseguenze disastrose del nubifragio, oltre ai centri abitati, sono state le campagne che in gran parte della regione vengono coltivate a vigneto per produrre alcuni tra i vini più conosciuti d’Italia.
Secondo i dati ISTAT il Veneto è una regione che in Italia produce ogni anno più di 10 milioni di ettolitri di vino (11,3 milioni nel 2019) con una superficie vitata di circa 88.000 ettari.
Tra i vini più prodotti nella regione c’è il Prosecco, amatissimo in Italia e all’estero specialmente nel Nord America e in Inghilterra, ma anche i vini della DOC Valpolicella che regalano bottiglie di assoluta qualità ogni anno.
Purtroppo però le notizie che arrivano oggi dalla regione, dopo neanche 24 ore dall’uragano, sono sconcertanti e contano già molti danni.
Il vento e la pioggia hanno distrutto alcune piante e defogliato completamente una parte dei vigneti, poi la grandine si è abbattuta sugli ultimi grappoli che erano rimasti.
Oggi molti vignaioli contano i danni del maltempo mentre solo ieri accoglievano i visitatori tra le vigne sotto al sole.
Molte piante sono state completamente rase al suolo. Vigne che dopo l’impianto nella terra hanno impiegato anni per produrre i primi grappoli torneranno produttive solo tra qualche anno e i vigneti che sono ancora in piedi hanno subìto gravi danni alle foglie e ai grappoli, pergole quasi pronte alla vendemmia che oggi sono completamente spoglie dei loro frutti.
D’un tratto sembra essere precipitato l’inverno su quelle terre prima ancora della vendemmia, saltando l’ultima fase in vigna che concludeva il ciclo produttivo della pianta, il raccolto.
Per alcune cantine più piccole la produzione per quest’anno potrebbe essere pari a zero qualora nessuno dei loro vigneti si fosse salvato o in alcuni casi sarebbe ridotta.
Pietro Zardini, proprietario dell’omonima azienda vinicola in provincia di Verona, ci racconta come è andata: “E’ cominciato da ovest verso Verona, già sulla sponda bresciana del lago era molto violento e ha piovuto tanto anche là, poi si è spostato verso est con forti raffiche di vento. Era un temporale molto grande e con molta forza”. Nelle sue storie di Instagram 17 ore fa racconta l’inizio della tempesta e scrive “La paura vera di perdere il raccolto ora è disarmante”.
“I video del temporale sono nella mia azienda, anche da noi tanto vento e acqua ma non grandine. E’ partita da Pastrengo sul Garda e poi è andata a est. I danni grossi li ha fatti in Valpantena da Montorio fino a San Martino e ancora più a est verso Vicenza.” Ci scrive Pietro.

Pietro non ha avuto danni nei suoi vigneti ma racconta la tempesta che nel giro di poche ore rade al suolo alcune vigne nella zona di Pastrengo e poi scrive ancora nelle sue storie “Il nostro lavoro è anche questo si sa… negli ultimi anni i fenomeni temporaleschi sono sempre più violenti e frequenti. Dobbiamo rispettare la natura e il nostro pianeta, gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto i nostri occhi tutti i giorni. Un abbraccio ai miei colleghi colpiti.”
Perdere il raccolto ora significa perdere un intero anno di lavoro a pochissimi giorni dalla vendemmia e chi lavora la terra è pronto anche a questo, spera che non accada mai ma lo mette già in conto quando decide di legarsi così forte alla natura con la quale però non stringe alcun patto.
Attendiamo altri aggiornamenti dalle campagne venete mentre mandiamo un abbraccio solidale alle aziende più colpite.