La riserva non è ancora stata sciolta, anche se, nel pomeriggio italiano, Giuseppe Conte, il premier indicato da Movimento Cinque Stelle e Lega per mettere in atto il loro contratto di governo, è salito al Quirinale per incontrare il Presidente della Repubblica. Un incontro informale, si è detto, non ancora finalizzato a presentare la lista dei ministri, ma a “fare il punto della situazione”.
Una situazione che l’Unione europea e i mercati osservano con il fiato sospeso, con lo spread che vola al massimo dal 2014 ad oggi. Uno dei nodi da sciogliere è il nome di Paolo Savona, in lizza per la poltrona da ministro dell’Economia: ottimo curriculum, ma decisamente scettico sulla moneta unica. E intanto, in Parlamento si contano i voti per il sostegno al Governo, che comunque avrebbe già la maggioranza.
Al Senato, stando ai conteggi delle ultime ore, Cinquestelle e Carroccio in prima battuta potevano contare su 167 voti, già 6 sopra la maggioranza assoluta fissata a quota 161. Ma con il giro di consultazioni di ieri, il premier incaricato avrebbe incassato l’appoggio di quattro senatori del Misto (due eletti all’estero con il MAIE e due ex M5s), che hanno annunciato il sì alla fiducia, arrivando a quota 171. Un risultato migliore di quanto non fu per i governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Alla Camera, sei deputati del MAIE ed ex M5s voteranno il sostegno al nuovo esecutivo.
È quindi proprio il Movimento Associativo degli Italiani all’Estero a costituire uno degli aghi della bilancia per garantire una salda maggioranza al nuovo esecutivo. La decisione di sostenere il nuovo governo Conte è stata annunciata nelle scorse ore dal Presidente, Riccardo Merlo, insieme al Presidente della componente MAIE alla Camera dei Deputati, Salvatore Caiata. “Sono presidente del MAIE, dal 2006 siamo in Parlamento, siamo stati purtroppo sempre all’opposizione perché nessun governo aveva una politica seria per gli italiani all’estero”, ha detto Merlo. Nessun governo, eccetto quello che si profila all’orizzonte, s’intende. Un sostegno che non stupisce, visto che lo stesso Caiata lo aveva già preannunciato alcune settimane fa, quando ancora erano in corso le trattative politiche.
L’altro partito degli italiani all’estero – attivo in Sudamerica -, l’USEI, ha invece dichiarato che non appoggerà il governo Conte. Lo ha ufficializzato la componente Noi con l’Italia-USEI davanti alle telecamere, dopo le consultazioni con il premier incaricato da Mattarella. “E’ doveroso il plauso al Capo dello Stato per la consueta saggezza che ha ispirato il suo lavoro attento e scrupoloso in questi mesi di delicate trattative e per la sua determinazione che ha permesso di sbloccare l’impasse istituzionale, ma Conte dovrà arrivare in aula per esporre i suoi programmi”, ha dichiarato il presidente Eugenio Sangregorio. “Oggi serve un Governo che convinca Camera e Senato della bontà dei suoi programmi. Solo così, con concretezza, il Premier designato potrà ottenere una più larga maggioranza”, ha aggiunto. La strategia dell’Unione Sudamericana Emigrati Italiani sarà dunque quella di valutare in Parlamento di volta in volta l’operato dell’esecutivo: “Attendiamo di conoscere il programma del Governo e valuteremo di volta in volta i provvedimenti proposti dall’esecutivo, senza posizioni pregiudiziali ma con l’obiettivo di fare il bene del Paese”, ha spiegato. Ma sulla prova della fiducia al Governo, l’USEI perde un pezzo: perché il senatore Adriano Cario si è definito pronto a lasciare il partito a causa di “divergenze politiche”. “Voterò la fiducia al governo del cambiamento. Per questo ho deciso di lasciare il partito con cui sono stato eletto, l’USEI, a causa delle divergenze politiche che purtroppo ci portano verso strade diverse. Dopo avere sentito le dichiarazioni della componente Noi per l’Italia-USEI, che ha annunciato la sua opposizione al governo, le nostre strade si separano”, ha dichiarato.
Quanto agli altri eletti all’estero, si può ipotizzare che seguiranno la linea del proprio partito di appartenenza. Ad oggi, si sa che Silvio Berlusconi ha ufficializzato il suo “no” all’esecutivo Conte, sbriciolando di fatto – perlomeno in apparenza – quello che era rimasto dell’area di centrodestra che si era presentata unita alle elezioni. “Al termine del colloquio con il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, Forza Italia ribadisce la linea politica tracciata nella nota diffusa questa mattina con la scelta di votare no alla fiducia e di stare all’opposizione”, si legge in una nota di Forza Italia. Una decisione che il Cav aveva delineato già nella mattinata di ieri: “L’atteggiamento responsabile di Forza Italia, che ha rinunciato a porre veti o pregiudiziali, è stato determinante nel consentire al Capo dello Stato di assegnare l’incarico di formare un nuovo governo con una maggioranza politica. Tale governo non potrà però vedere il sostegno di Forza Italia, sia per la partecipazione di una forza politica con noi del tutto incompatibile come il Movimento Cinque Stelle, sia per i programmi già annunciati, gravemente insufficienti a dare una risposta ai bisogni degli italiani”.
“Non riesco a nascondervi l’imbarazzo per il tempo che si è perso, in questi giorni, per la formazione del Governo, cosa che ha bloccato anche l’attività parlamentare tanto che non sono state costituite neanche le Commissioni permanenti”, ha scritto nei giorni scorsi su Facebook Fucsia Fitzgerald Nissoli, eletta in Nord e Centro America con Forza Italia. L’onorevole Nissoli ha dunque salutato positivamente la chiusura delle trattative e l’inizio ufficiale della legislatura, visto che, ha sottolineato, “abbiamo perso tempo prezioso per il lavoro istituzionale anche se, personalmente, ho già cominciato a lavorare a diverse questioni prioritarie per noi che viviamo all’estero ed ho presentato due disegni di legge, tra cui quella per il riacquisto della cittadinanza, che sarà un mio cavallo di battaglia durante la legislatura”. Si è quindi augurata che “tale Governo arrivi presto”, aggiungendo tuttavia che “Forza Italia ne sarà fuori valutando attentamente l’operato punto per punto”. Forza Italia che, ha poi rilevato, insieme a Silvio Berlusconi “ha fatto un passo indietro e con lui Forza Italia per senso di responsabilità verso il Paese e verso tutti gli italiani, anche di quelli all’estero, che da tanto aspettano risposte”.
Quanto al PD, si colloca anch’esso rigorosamente all’opposizione, “opposizione dura”, per usare le parole dell’ex segretario Matteo Renzi. Mentre il capogruppo PD al Senato Andrea Marcucci ha osservato: “Aspettiamo il presidente Conte in aula per la fiducia. Siamo curiosi di vedere come riuscirà a trasformare il contratto di Lega e M5S pieno di misure costosissime e di fatto irrealizzabili, con un rigoroso programma di governo”. Maurizio Lupi (Noi con l’Italia) e Beatrice Lorenzin (Civica popolare) hanno invece scelto la linea dell’opposizione “costruttiva”.
Ad ogni modo, da più parti è stato riconosciuto come il contratto di governo tra Salvini e Di Maio non si sia dimenticato degli italiani all’estero, perlomeno in seconda battuta. Che è poi una delle ragioni per cui il MAIE ha dichiarato di voler accordare la fiducia a Conte. Stando alle ricostruzioni delle ultime ore, avrebbero giocato un ruolo di primo piano l’onorevole Guglielmo Picchi e l’onorevole Simone Billi, unico eletto nella Coalizione di Centro Destra Salvini-Berlusconi-Meloni per la Lega Salvini Premier in Europa. “Dopo anni passati all’estero sono particolarmente sensibile alle esigenze e alle istanze dei nostri connazionali emigrati” ha dichiarato nelle scorse ore Picchi, promettendo peraltro di continuare “ad adoperarmi affinché vengano affrontate e risolte nel miglior modo possibile”.