Chiudete Europol! Sì fate un favore ai cittadini – contribuenti europei, investite quel danaro in sicurezza, quella vera, magari affidandolo alle polizie nazionali e locali che ogni giorno si trovano ad affrontare problemi di criminalità in aree oramai non più sotto il controllo delle istituzioni nazionali ed europee.
Chiudete Europol che ha fatto dichiarazioni scandalose in merito ai fatti di Nizza e Wurzburg.
Cominciamo con il raccontare perché Nizza e Wurzbourg sono a tutti gli effetti il risultato della webpolitics di ISIS portando la prova documentaria che a Europol, stando a quanto hanno dichiarato, manca.
La strage di Nizza costata la vita a 84 persone con oltre 120 feriti è stata compiuta il 14 luglio 2016, giorno della festa nazionale francese, che in primis celebra la “laicità” dello stato. Questo è il primo pilastro che ISIS contesta all’Occidente: la laicità. ISIS sostiene che in Europa oramai ci sono milioni di musulmani che vengono ogni giorno trascurati, sottomessi, umiliati e non rispettati. ISIS nella sua lucida follia si arroga, dunque, il diritto di fare giustizia.
Il secondo pilastro che ISIS mette in discussione e critica all’Occidente è la discesa in campo, al fronte. In tutti i video di rivendicazione degli attentati in Europa vengono mostrati a fasi alternate immagini di bambini massacrati dalle bombe occidentali, con i morti delle stragi in Europa. AGC Communication insieme a Riccardo Mazzon regista e autore, Magnolia e Ruvido ha prodotto due documentari internazionali sullo Stato Islamico, in modo particolare il secondo, prodotto da Ruvido, spiega esattamente questo punto attraverso le immagini andate on line da ISIS: occhio per occhio, dente per dente. Detto in altri termini ISIS dice: se tu uccidi i miei “cittadini” io ucciderò i tuoi. Naturalmente, gli ulema (i saggi dello Stato Islamico, 100 in tutto) permettono a ISIS di dare una giustificazione “sacra” citando sure del Corano e adith (detti) degli scienziati riconosciuti dal mondo sunnita (che nulla ha a che vedere con ISIS) per giustificare le loro azioni criminali. Il messaggio dunque è chiaro: “noi” ISIS abbiamo ragione, loro – cioè noi europei – hanno torto.
Ritorniamo alla prova documentale che Europol non ha: l’ultimo video di rivendicazione su Nizza, (AGC ne ha intercettati 3 con questo, più i comunicati stampa a firma A’maq, agenzia di stampa dello Stato Islamico) è del 20 luglio. Si tratta di un video, della casa di produzione di Ninive, durata 7min e 19 secondi, che come al solito comincia con le dichiarazioni di Hollande, gli aerei che bombardano l’Iraq. Poi immagini di Nizza, e ancora piloti che stanno per alzarsi in volo e bombardare. E ancora immagini di Nizza con i morti per strada. Di nuovo Hollande che fa dichiarazioni alla nazione. E ancora morti a Nizza. Al secondo 049 c’è un frame che introduce l’attentatore di Nizza, immagini accompagnate da un nasheed scritto appositamente per le stragi di Francia e Belgio, che parte da Charlie Ebdo fino a oggi. Al minuto 1.19 si mostrano immagini di una intervista televisiva che spiega perché c’è il terrorismo in Francia facendolo risalire ai giorni dei fatti del Bataclan; al minuto 1.44 arrivano le immagini della distruzione causata dai bombardamenti, accompagnate da un altro nasheed sempre in lingua francese, dove si comincia a minacciare direttamente l’Europa.
I protagonisti di questo canto sono i cubs (i bambini-soldato del Califfato). A corredo di questo canto “straziante” ma coinvolgente ci sono le immagini dei bambini morti, sfregiati, menomati, arsi vivi, ancora conseguenza delle bombe lanciate dalla Francia. Tutto questo fino al minuto 2.29 dove, infine, appaiono due boia, entrambi si esprimono in lingua francese. I due incoraggiano altri jihadisti in Francia e in Europa a emulare i fatti di Nizza con qualsiasi mezzo, prendendo di mira donne e bambini. E tra le città minacciate oltre Parigi, c’è Marsiglia, molto probabilmente città natale del giovane jihadista. Del giovane tunisino assassino di Nizza, ISIS non ha mai detto che ha fatto Bay’a (ovvero il giuramento di fedeltà a Abu Bakr al Baghdadi), ma ha detto che è comunque un soldato del Califfo, in quanto ha saputo eseguire alla lettera quanto detto e consigliato nei video di minaccia all’Europa che ISIS manda on line in chiaro a partire dal novembre 2014. Sì avete letto bene: ISIS minaccia l’Europa, e la Francia, dal novembre 2014.

Per quanto riguarda Wurtzburg, in Germania. la situazione è ancora più critica. Il giovane diciassettenne afghano, Muhammad Riyad, prima di prendere ascia e coltello aveva girato con il suo cellulare un video che a 15 ore dall’attentato era on line sottotitolato in 4 lingue: tedesco, arabo, francese, inglese. E a distanza di 10 ore c’erano i comunicati ISIS di rivendicazione on line su tutti i social utilizzati da ISIS, quelli per altro che usiamo tutti quanti noi. Come fa Europol a dire che non ci sono legami tra i due attentati e ISIS? Cosa gli serve per dire che l’Europa è minacciata e che purtroppo ISIS ha cellule dormienti e non, pronte a intervenire quando serve? Vuole una chiamata di al Baghdadi agli attentatori?
Nel frattempo che il Califfo spende tempo a chiamare l’ente europeo de L’Aia, vediamole alcune affermazioni geniali dell’Aia. Iniziamo con l’affermazione che si tratti di persone con problemi mentali, perché secondo Europol, la malattia mentale, incrementerebbe il potenziale offensivo dell’attentatore “lupo solitario”. Ebbene a Nizza, la polizia francese ha arrestato un certo numero di persone ritenendole collegate, parte attiva, fiancheggiatori se li vogliamo chiamare come si faceva una volta, all’attentato: stanno in pratica arrestando la rete sociale, quella vera e tangibile, dell’assassino, essa anche collegata agli ambienti jihadisti nizzardi; inoltre occorre ricordare che è il modus operandi che fa danni non tanto lo stato mentale e per far quello che si è fatto a Nizza la rete c’era, solo che ammetterlo a livello Europol comporterebbe ammettere che non si è capito nulla in questi anni del fenomeno. E questo “non è bello”, usando sempre fasi démodé.
A smentire Europol poi ci sono anche perizie psichiatriche fatte su “lupi solitari” negli anni come quella su Mohammed Merah, attentatore di Tolosa e Montauban del 2012. Nel 2008, notate bene l’anno, il franco algerino tenta il suicidio in carcere e viene giustamente sottoposto a perizia psichiatrica dalle autorità; nel rapporto finale viene scritto chiaramente, a caratteri cubitali si direbbe in termini giornalistici, che l’uomo non era un malato di mente. Possiamo, questo sì, dire che, come accade nella scelta di “agenti doppi” per il controspionaggio, l’ideologia jihadista ha un effetto aggravante su soggetti deboli, problematici, ricattabili, e così via, ma non ha influenza sulla scelta degli obbiettivi degli attentati: i paesi nemici e le categorie del nemico da colpire sono indicate nei comunicati audio-video ufficiali di Daesh, mentre possono essere più “libere” le modalità dell’attentato in sé e per sé (a differenza di al Qaeda). Per fare un esempio concreto, visto che Europol non li ha, c’è il comunicato di Al Adnani “Die in your rage” del 26 gennaio 2015 poi ripreso a giugno che ha portato all’uccisione dei due funzionari di polizia francesi, con tanto di affiliazione, video, “timbri e bolli” che Europol non ha ancora.
Sempre in attesa della chiamata tra Raqqa e L’Aia, andiamo avanti con un tema scabroso che accomuna Orlando e Nizza: la sessualità disturbata dei due attentatori sarebbe conseguente quindi del loro stato mentale. Le abitudini sessuali sono frutto di scelte e non di malattia, mentale per giunta, viene da dire, ma a questo dato ne va aggiunto un altro che buttiamo sul tavolo: nel Corano, il rapporto con altri uomini infedeli può essere giustificato come “stupro” di un “infedele” ergo non necessita di seguire alcune regole ben precise in tema. A ciò va aggiunto anche il dato della “dissimulazione” prevista nel testo sacro per entrar nel giro degli infedeli e apparire sempre meno come un pericolo nel contesto “infedele” in cui si vive fino a colpirlo pesantemente.
La dichiarazione di fedeltà postuma e non precedente è parte dell’operatività di questi “soldati del Califfato” e cambia ben poco gli effetti che provocano le loro dichiarazioni sulle azioni.
L’analisi di Europol accomuna anche le problematiche mentali dei protagonisti dei recenti attentati a quelle dei foreign fighters alterando così la realtà delle cose e delle due categorie. Un foreign fighter ha altri tipi di problemi, come il team Osint-Socmint di Agc Communication ha scritto nel nostro secondo libro su Daesh di prossima uscita: perdita di contatto con il mondo reale, desensibilizzazione, mancanza di empatia con soggetti che non appartengono al loro mondo e via discorrendo. Dati scientifici Open source che a quanto pare Europol non possiede. Quale può essere allora il motivo per cui si afferma una simile comunanza? Si può ipotizzare una totale mancanza da parte dell’Ue di un piano unico formativo ed educativo per la deradicalizzazione, ad esempio.
Inoltre, è possibile pensare alla volontà politica di non voler seminare panico e insicurezza, ma un conto è procurare allarmi inutilmente e un altro è rendere consapevole la pubblica opinione, si diceva una volta, dei rischi possibili e delle misure prese dalle autorità preposte per bloccarle ed allontanarle. Ed è una pubblica opinione che paga le tasse, in tutt’Europa, con cui si mantengono, indirettamente queste strutture, e che non merita di essere presa per il naso proprio da loro, di fronte a simili stragi con la storia del “folle senza controllo”, del “pazzo invasato da Dio-Allah” le cui mosse non possono essere previste. I puntini da unire per avere un quadro da fornire alla politica, alla pubblica opinione europea e nazionale, ci sono tutti; dopo il 9/11 negli Usa si disse che non si era riusciti a fare una semplice operazione “connecting the dots” per avere il quadro completo. Non vorremmo dover assistere a nuove stragi per poterlo fare.
E intanto da Raqqa ancora nessuno ha chiamato L’Aia, probabilmente le linee sono interrotte per i bombardamenti…
* Antonio Albanese e Graziella Giangiulio sono direttori di AGC COMMUNICATION