Ho presentato in questi giorni alla Camera, assieme agli altri colleghi del PD eletti all’estero, un disegno di legge al quale confesso di tenere molto. Si tratta della proposta di istituire una Giornata nazionale dedicata agli italiani nel mondo. Se sarà approvato, il 12 ottobre di ogni anno si celebrerà in Italia e all’estero la Giornata nazionale degli italiani nel mondo. Sarà l’occasione per i canali di informazione, per gli strumenti di comunicazione, per le scuole di ogni ordine e grado, per le istituzioni centrali e locali di parlare delle esperienze e del ruolo degli italiani nel mondo e di richiamarli all’attenzione della pubblica opinione.
Quali sono le ragioni di questa iniziativa? Provo a riassumerle in questo modo. L’Italia in alcuni momenti cruciali della sua storia contemporanea, ad esempio durante la modernizzazione del periodo giolittiano, la ripresa economica e sociale del primo dopoguerra, la liberazione dal fascismo, la ricostruzione successiva alla Seconda guerra mondiale, il boom economico, ha avuto sempre dai suoi emigrati un aiuto che si è rivelato sostanziale. Prima di tutto, dunque, è un “Grazie”, un atto di riconoscimento dovuto sul piano etico, che va al di là del ricordo del sacrificio del lavoro degli italiani nel mondo, opportunamente istituito dal Ministro Mirko Tremaglia.
C’è poi una seconda ragione, anzi una preoccupazione che va affrontata, prima che sia troppo tardi. La memoria della nostra storia d’emigrazione sta regredendo progressivamente tra le giovani generazioni, anche nelle realtà in cui la vicenda emigratoria è stata più profonda e diffusa. Le evocazioni dell’informazione di ritorno sugli italiani all’estero hanno prodotto risultati poveri e discontinui. L’istituzionalizzazione di una giornata dedicata all’Italia fuori d’Italia sarà l’occasione per parlarne nelle scuole e nei canali di informazione e per valorizzare agli occhi dell’opinione pubblica e presso i ceti dirigenti la funzione che essa può avere per la proiezione del Paese nel mondo, per la sua ricollocazione in ambito globale e per le politiche di internazionalizzazione.
Un motivo ulteriore è nel fatto che l’Italia sta vivendo un particolare momento che la porta ad essere allo stesso tempo un Paese di immigrazione e di nuova emigrazione, qualitativamente diversa rispetto a quella del passato. Il nostro grande retroterra emigratorio rappresenta un bacino inesauribile di esperienze di integrazione, di multiculturalità e di rapporti interculturali al quale possiamo attingere, senza schematiche ripetizioni ma con attenzione e sensibilità, per affrontare la transizione sociale e culturale che stiamo attraversando e adottare le misure più ragionate ed efficaci per l’integrazione dei “nuovi italiani”.
In più, il richiamo costante nel tempo all’incidenza che le migrazioni hanno avuto e hanno nella storia del Paese consente di riflettere in modo più ampio sull’entità e sulle forme della nuova emigrazione per richiamare da un lato l’attenzione sui servizi necessari per sostenere lo sforzo di coloro che lasciano l’Italia per insediarsi altrove, per non perdere dall’altro i contatti con ricercatori, professionisti, imprenditori e giovani formatisi nelle nostre scuole che anche da lontano possono rappresentare un valore aggiunto a livello internazionale.
La scelta del 12 ottobre, aperta comunque a diverse ipotesi che possano emergere durante l’iter parlamentare, è legata al fatto che tale data, nella tradizione dell’emigrazione transoceanica e degli USA in particolare, è fortemente evocativa del mito colombiano, che per le nostre comunità emigrate da lungo tempo è un simbolo identitario e di affermazione della propria peculiarità storica e culturale.
Rappresentare, divulgare e valorizzare in Italia e all’estero le esperienze, le attività e il contributo sociale apportato dai cittadini italiani all’estero nel campo della cultura e della lingua italiane, della ricerca scientifica, delle attività imprenditoriali e professionali e della solidarietà internazionale è un riconoscimento dovuto a chi ne è stato protagonista e una forte spinta all’integrazione e, di conseguenza, alla coesione sociale e culturale del nostro popolo. Ecco, è questo il senso più profondo di questa mia iniziativa, che spero sia condivisa dal maggior numero possibile di parlamentare legislativa.
Sono Francesca La Marca, nata in Canada, a Toronto, da tre anni deputata della Repubblica italiana in rappresentanza degli italiani residenti in Nord e Centro America. In precedenza, docente universitaria di lingua e letteratura francese, da sempre appassionata di lingue e poesia, cultura e politica italiana. Adoro gli animali e la natura. Credo che il futuro e il benessere dell’Italia siano anche in mano agli italiani all’estero. Alla Camera dei Deputati: Gruppo PD, III Commissione (Affari esteri e comunitari), Comitato permanente sugli italiani nel mondo e la promozione del sistema paese