In queste primarie newyorchesi, tante le curiosità da notare, come quella che l’elettorato che potrà votare, (solo quello già registrato come democratico o repubblicano) si ritrova due tra le scelte opposte, Bernie Sanders (a sinistra) e Donald Trump (a destra), che si dichiarano entrambi contro Wall Street e non accettano contributi da parte delle varie lobby. Peró, mentre Trump si autofinanzia, Sanders dipende dalle donazioni della gente comune. Inoltre, sia Sanders che Trump non sono appoggiati dai rispettivi establishment democratico e repubblicano, fatto importante perché questi controllano i “super delegati” che alle conventions di questa estate saranno l’ago della bilancia per nominare i candidati ufficiali.
Queste elezioni presidenziali sono uniche anche per il fatto che i candidati favoriti dalla gente sono contrastati dall’establishment di entrambi gli schieramenti, e seppur per il voto popolare generale (non quello delle primarie) la favorita dell’establishment democratico, Hillary Clinton, abbia un vantaggio su Trump di soli 2,8%, i sondaggi danno a Sanders ben il 6% di distacco dall’eventuale candidato del GOP. Secondo questi sondaggi, otto giovani su dieci voterebbero per Sanders e si presume che potrebbero trascinare anche i loro genitori.
Un altro aspetto interessante é che, se paragonati ai partecipanti delle adunate dei ragazzi nel 68, i giovani di Sanders vogliono il dialogo con gli anziani, mentre in passato lo slogan dei sessantottini era di “non fidarsi delle persone oltre i 30 anni”.
Ma infine ecco la particolarità più difficile da digerire che proviene da queste primarie di New York, soprattutto tra i giovani che sostengono Bernie Sanders e che hanno riempito le piazze e i parchi dei cinque borough di New York in questi giorni: anche se la stragrande maggioranza di loro vorrebbe votare per Bernie, una gran parte martedì non potrà farlo. La legge elettorale delle primarie di NY esclude infatti migliaia di giovani dal voto perché coloro che si iscrivono per la prima volta nelle liste elettorali, dovevano dichiararsi del partito democratico entro marzo, molto prima quindi di aver visto e ascoltato Sanders nella sua travolgente serie di comizi nella Grande Mela. Brutte notizie anche per tutti i meno giovani e già iscritti nelle liste elettorali ma che lo erano da indipendenti o in altri piccoli partiti (tantissimi, il 27 per cento degli inscritti nelle liste elettorali di New York non sceglie né di essere repubblicano né di essere democratico). Chi tra costoro avesse voluto votare alle primarie per Sanders doveva cambiare il suo status dichiarandosi democratico entro il 9 ottobre. Troppo presto per sapere chi fosse o cosa sostenesse il senatore del Vermont.
Insomma le regole delle primarie democratiche (così come anche di quelle repubblicane) , ovviamente stabilite anni fa, a New York sono state studiate apposta per favorire il candidato dell’establishment di partito. Sanders ha vinto in molti stati, con nel Michigan e Wisconsin soprattutto perché le primarie li erano “aperte” con gli indipendenti che potevano votarlo. Quando invece a votare erano solo i registrati democratici, ecco che a vincere è stata Hillary.
A New York quindi, solo i democratici potranno votare per Sanders o Clinton. Per questo nonostante le piazze e i parchi pieni per Bernie, la favorita appare ancora Hillary. Ma se le urne dovessero invece decretare una vittoria di Sanders o almeno farlo avvicinare ai voti dell’ex First Lady, sarebbe un risultato straordinario. Infatti anche se Sanders non vincesse, i delegati per la convention verranno distribuiti in base alla percentuale di voti presi, e quindi se anche Sanders perdesse ma solo di misura avrebbe ancora qualche chance di restare in gara e continuare la sua “political revolution”. Insomma Clinton oggi ha tutto da perdere e Sanders potrebbe entrare nella storia delle primarie a New York e delle elezioni americane.
Dom Serafini, abruzzese di Giulianova, vive e lavora a New York da oltre 40 anni. Esperto di produzioni per la televisione, è il Publisher & Editor di Video Age International.