Le prime note di Ella Giammai M’Amò del Don Carlo di Giuseppe Verdi, cantato dal basso Edwin Jamal Davis, hanno preparato gli ospiti del Gala dell’International Friends of Festival Verdi, la cerimonia dell’associazione statunitense che celebra il grande maestro italiano a base di buon cibo e ottima musica. Nel corso della serata al Lincoln Center è stato consegnato anche il 2025 Fortunino Award che quest’anno ha premiato il talento della soprano Marta Torbidoni, in onore del ritratto di Odabella nell’Attila dello scorso Festival.

L’edizione del 2025 è stata un’occasione speciale perché quest’anno si festeggiano il venticinquesimo anniversario del Festival e il decimo del Verdi Off, che dal 20 settembre al 18 ottobre trasformano Parma e Busseto, la città natale del grande maestro, nelle capitali dell’opera italiana. Il sindaco del borgo di 6.000 anime, l’avvocato Stefano Nevicati, per la prima volta a New York, ha commentato: “Per noi Verdi non è solo un compositore, un genio, ma un compagno di vita, un uomo che ha vissuto con molta intensità tutti i sentimenti. Chiunque lo abbia ascoltato sa che è impossibile rimanere indifferenti”.


Come ogni anno, viene decisa una tematica per esplorare le diverse fasi della vita di Verdi. Il direttore artistico del Teatro Regio di Parma, Alessio Vlad, ha annunciato che questa volta il tema è Shakespeare, con tre grandi opere protagoniste: Macbeth, Otello e Falstaff. Nonostante non sapesse la lingua, Verdi collezionava nella biblioteca di Tenuta Sant’Agata i libri dell’autore inglese e riuscì a comporre diverse arie lasciandosi ispirare dalle sonorità delle parole.
Anche Luciano Messi, sovrintendente del Teatro Regio, ha invitato tutti gli ospiti del Gala a recarsi a Parma. “Sappiamo di essere la patria di Verdi. È impossibile non percepire l’energia per i corridoi del teatro, ma anche per le strade. Ogni anno cerchiamo di rispettare questi valori e non deludere le aspettative”. Messi ha presentato le iniziative dell’Accademia Verdiana, il corso di canto lirico verdiano guidato dal professore Francesco Izzo e destinato ai giovani under 30. Per la prima volta, lo scorso gennaio gli studenti sono venuti a New York per frequentare delle masterclass alla Casa Italiana Zerilli-Marimò di NYU. “Cantare Verdi è molto complesso – ha dichiarato Izzo che nel corso della serata ha accompagnato al pianoforte le esibizioni di Davis e Torbidoni –. Bisogna scandire bene le parole e avere un’estensione vocale molto ampia. È un grande onore offrire questa opportunità ai giovani che studiano l’opera”.

“Dieci anni fa, nonostante le difficoltà e la riluttanza iniziale, abbiamo inaugurato il Verdi Off – ha commentato la curatrice Barbara Minghetti –. Si tratta dell’insieme di oltre 300 eventi collaterali di arte, graffiti, danza, letteratura che si svolgono attorno al Festival coinvolgendo Parma e che portano l’opera anche a chi non avrebbe la possibilità di partecipare, come gli anziani delle case di cura, i malati del reparto oncologico infantile, i carcerati. Ci siamo resi conto negli anni che, entrando in contatto con Verdi attraverso altre forme d’arte, le persone rimangono talmente colpite che si appassionano e creano così una rete solida”.
A fine serata, il padrone di casa, il presidente dell’International Friends of Festival Verdi James Miller ha raccontato ai microfoni de La Voce di New York gli obiettivi dell’organizzazione no-profit.

Da dove nasce l’International Friends del Festival Verdi e a che punto siete oggi?
“Abbiamo cominciato otto anni fa, come gruppo di appassionati. Oggi siamo la più grande no-profit negli Stati Uniti che sostiene un festival di opera lirica in Italia con 120 membri, che organizzano tanti piccoli eventi per diffondere i lavori di Verdi e raggiungere poi Parma in occasione del Festival. Il Gala è la manifestazione principale e offre diverse opportunità. La prima è coinvolgere nuove persone, introdurle alle attività della nostra organizzazione, metterle in contatto con i rappresentanti italiani e con quello che succede al Teatro Regio. C’è molta intenzionalità e si tratta di una vera e propria partnership con i parmensi”.
Che rapporto avete con i giovani?
“Siamo al Lincoln Center per la seconda volta ed è possibile notare che la maggior parte degli invitati sono giovani, che magari si stanno avvicinando all’opera per la prima volta. Inizialmente sono scettici, rimangono stupiti fino a lasciarsi coinvolgere. Soprattutto quando li portiamo a Parma: ogni anno dalle due alle sei persone under 35 decidono di partecipare al Festival Verdi di persona perché vogliono vedere l’opera dal vivo e quasi tutti si riconfermano per l’edizione successiva”.