Palloncini rossi contrassegnano l’ingresso su Park Avenue e accompagnano tutti i trenta quadri all’interno dell’Istituto Italiano di Cultura a New York. All’inaugurazione della mostra Airs of Freedom della pittrice italo-colombiana Rosana Auqué, “un traguardo per la mia carriera”, i corridoi si sono riempiti di colori vivi, musica folkloristica tradizionale sudamericana e giovani di diverse nazionalità, da artisti a uomini della finanza – perché il fidanzato di Auqué lavora a Wall Street.
Prima di passare alla pittura, l’artista lavora tanto con la matita: bozze su bozze che si trasformano in distese di fiori blu, viola, magenta, brillanti, dai toni freddi per la notte e caldi per il giorno. I tratti a volte più marcati, altre leggeri, per dare profondità. “Questa è la mia vita – racconta Auqué con passione davanti a uno dei quadri. – Sono nata per questo”. E insieme a lei sono venuti i palloncini. “Sono la ragazza dei palloncini. Sono il mio simbolo, perché rappresentano tutti i valori in cui credo e quello che l’arte significa per me: la vita dopo la morte. Scoppiarne uno per me è un atto di rinascita: in aria rimangono i pezzi del palloncino, senza vita (nei quadri sono i tratti rossi sopra i campi). Poi si sparpagliano segnando il momento in cui cadono tutte le maschere e noi esseri umani diventiamo molto più reali, come i fiori in questo caso”. Non solo. I palloncini rappresentano parte delle sue radici: “Riflettono felicità e mi ricordano la Colombia, uno dei posti più felici del mondo”, il Paese che ha lasciato quando aveva 18 anni.

Sono anche il motivo che ha convinto il direttore dell’IIC-NY Fabio Finotti a coinvolgere Auqué. Ne è rimasto folgorato: “Alcuni amici mi hanno portato a una sua esposizione e mi sono piaciuti fin da subito, oltre all’idea che potessero viaggiare sopra ai fiori, alla Terra. Ma anche l’aria festosa, fanciullesca, che richiamano”.
L’arte, per Auqué, “è decisamente spirituale e connessa alla nostra umanità”. La pittura è uno strumento per esplorare “le domande dell’anima: chi sono, perché sono qui, perché siamo connessi in questo posto tutti insieme”. Sotto questo punto di vista, le sue radici italiane l’hanno aiutata ad approfondire gli studi e il rapporto con i suoi quadri. “Riconosco che c’è qualcuno di molto più grande prima di me e che fungono da ispirazione”.
Infine, è arrivata negli Stati Uniti, a New York. “Non è solo il luogo dove condivido la mia arte – ha dichiarato Auqué –, ma sento di essere nel posto giusto al momento giusto. Sento che le mie tre culture qui vivono tutte insieme dentro di me e mi aiuta a creare”.
Il suo prossimo obiettivo? “Riempire i cieli di Manhattan con palloncini rossi”.
