Arrivati a New York per restare una settimana e rimasti per 25 anni. Giovani, belli e innamorati, con tante idee e curiosità, ma senza un soldo in tasca, in una città che all’inizio è sembrata respingerli, ma poi ha offerto loro un mondo nuovo e affascinante.
Questa la storia che Luciana Capretti ha raccontato mercoledì sera alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University durante una commovente conversazione con Anna Guaita e Antonio Monda per la presentazione del suo ultimo libro “Tredicesima Strada”, firmato anche da Stefano Trincia e pubblicato da Galaad Edizioni.
“C’è una persona che non c’è e non ci può essere ed è Stefano, che è il coautore del libro e è stato il mio compagno di vita”, ha detto la scrittrice aprendo la sua presentazione.
Nel corso della serata, i due presentatori e Capretti hanno spiegato agli ascoltatori una storia che si snoda su due binari paralleli che si confrontano e si arricchiscono reciprocamente: quelli di una vicenda strettamente personale e quelli della scoperta di una città e del suo mondo.
“Questo è un libro pieno di gioia, di allegria, di avventure, di scoperte insieme, destinato a trasformare il dolore per la scomparsa di Stefano in gratitudine per i doni ricevuti”, ha osservato Anna Guaita, amica di sempre e collega giornalista che ha diviso per anni il suo ufficio di corrispondente del Messaggero con Stefano Trincia. “È anche e soprattutto una grande storia d’amore”.
“Questo è un libro che ti insegna che il dolore si può accompagnare al riso, al sorriso, alla risata aperta”, ha confermato Antonio Monda.
Piene di ironia e di episodi curiosi, scritte in uno stile veloce, le pagine si susseguono con una leggerezza che avvince il lettore, hanno spiegato i due oratori. Ma ricordano anche tanti particolari dimenticati della storia della città che non dorme mai, come la dura crisi economica di quegli anni o la nascita dei Guardian Angels per garantire più sicurezza ai suoi cittadini. E raccontano anche come, per due giovani curiosi e intraprendenti, le porte della sua vita culturale, sociale e intellettuale fossero pronte ad aprirsi.
Proprio questo aspetto di “Tredicesima Strada” ha aperto, durante la presentazione, lo spazio per un interessante confronto.
All’inizio della serata, di fronte a un pubblico formato da tanti amici e colleghi giornalisti che hanno condiviso la sua lontana esperienza della New York degli anni Ottanta, ma anche da tanti giovani che oggi vorrebbero ripeterla, Luciana Capretti ha paragonato la città di allora a quella di oggi. “Sono passati quarant’anni da quando io e Stefano siamo arrivati a New York, era il 1981 e Ronald Reagan si stava insediando. Allora era sembrata una cosa sbalorditiva e tutti dicevano: ‘Come, un attore alla Casa Bianca?’ “, ha ricordato. “Oggi abbiamo di molto peggio…”, ha poi concluso dopo aver letto un durissimo giudizio di Stefano Trincia su Donald Trump, lasciato in un diario del 2016 e non inserito nel libro, ma oggi molto attuale.
Da storia conclusa del passato, insomma, la lontana vicenda di una coppia squattrinata è diventata una riflessione su un’America che cambia e non cambia. “New York nel 1981 era una città in bancarotta, devastata dalla sporcizia, dalla droga, dai senzatetto. Ma guardiamoci intorno: anche adesso abbiamo i topi, forse più grandi di prima, abbiamo i senzatetto. Certo, la Tredicesima Strada dove noi siamo arrivati era un postaccio tremendo. Adesso è bellissima, ci abitano gli studenti, però la marginalizzazione si è soltanto spostata altrove”, ha osservato.
Adesso come allora, potrebbero esserci porte che si aprono inaspettatamente. Per i due giovani che non avevano un soldo, non avevano una casa dove vivere e si portavano il materasso arrotolato sulle spalle, poteva esserci la straordinaria e generosa amicizia di Ferruccio Di Cori, l’incredibile psichiatra fuggito dall’Italia delle leggi razziali e diventato miliardario, o la disponibilità dei dirigenti della Rai per un primo, incerto lavoro, magari neppure firmato col proprio nome. Negli uffici della rete televisiva, si potevano incontrare due giovani fratelli con l’ambizione di fare del cinema che si chiamavano Taviani; negli ascensori ci si imbatteva con Federico Fellini, Giulietta Masina e Marcello Mastroianni.
Ora tutto potrebbe essere più difficile, hanno osservato gli oratori rispondendo alle domande del pubblico: i costi della vita a New York sono saliti a dismisura, il mestiere di giornalista è per molti in via di estinzione. Ma per chi non ha paura dei topi sempre più grandi e di portarsi il materasso sulle spalle…