Nel 2022, il commissario per le carceri di New York, Louis Molina, aveva lanciato l’allarme: il fentanyl riusciva a entrare nel penitenziario di Rikers Island attraverso la posta, aveva provocato una crisi di overdose tra i detenuti e messo a rischio la sicurezza delle guardie.
Per dimostrare la gravità della situazione, Molina aveva presentato esempi di oggetti, come un disegno di una renna realizzata da un bambino, che sarebbe stato imbevuto della droga per poi essere spedito a un carcerato.
Tuttavia, un rapporto pubblicato dal Dipartimento di Investigazione della città non aveva supportato queste affermazioni, e aveva rivelato che i test antidroga utilizzati non erano affidabili.
I risultati infatti indicavano che solo 10 dei 71 oggetti segnalati come positivi contenevano effettivamente tracce della sostanza.
Secondo il rapporto, i test impiegati a Rikers, basati su strisce reattive, presentavano un tasso di falsi positivi allarmante: fino all’85%. Questo metodo utilizzato nelle carceri americane è diventato popolare negli ultimi anni, in risposta all’aumento delle overdose da oppioidi.
A Rikers, inizialmente erano in uso kit prodotti dalla Sirchie Finger Print Laboratories, che mostravano tassi di errore del 91%. Dopo numerose segnalazioni di irregolarità, nel 2023 il Dipartimento di Correzione è passato ai kit di DetectaChem, rivelati solo leggermente migliori, con una percentuale di falsi positivi del 79%.
Nonostante ciò, non è stata effettuata alcuna sostituzione, anzi i dati inesatti sarebbero stati usati per giustificare una campagna volta a bloccare la consegna della posta.
Come soluzione alternativa, i funzionari della città, avevano proposto di reindirizzare la corrispondenza a un fornitore esterno, che avrebbe potuto scansionare le missive per renderle accessibili in formato digitale tramite tablet, una pratica già adottata in altre strutture. Questa misura è stata bloccata dal consiglio di supervisione del penitenziario.
Nonostante le critiche, il Dipartimento di Correzione, ha difeso l’uso dei test, definendoli “strumenti rapidi per valutare potenziali minacce”, seppure abbia ammesso che il sistema non è perfetto e che i protocolli di sicurezza dovranno essere perfezionati.