Dopo oltre trent’anni di attività, il festival N.I.C.E. (New Italian Cinema Events) torna a New York con la sua 34ª edizione, portando in scena un cinema italiano che esplora, sperimenta e racconta. Fondato nel 1991 a Firenze da Viviana Del Bianco, N.I.C.E. è diventato una vera finestra sull’Italia contemporanea: un progetto che attraversa i confini – dall’Europa agli Stati Uniti, fino alla Russia e all’Asia – diffondendo all’estero sguardi nuovi e storie autentiche. Il festival è inoltre gemellato con il Sudestival di Michele Suma, punto di riferimento del cinema italiano di qualità in Puglia, che si svolge nella città di Monopoli.
La tappa newyorkese di N.I.C.E. USA 2024 si terrà dall’8 al 12 novembre, con il sostegno di Casa Italiana Zerilli-Marimò, dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, e di partner storici come il Ministero della Cultura Italiano e Luce Cinecittà. In programma, una selezione di autori e autrici che raccontano un’Italia in trasformazione, tenendo insieme tradizione e innovazione. Il festival si sposterà poi a Philadelphia, dove dal 6 all’8 dicembre le proiezioni coinvolgeranno il pubblico e le università locali, proseguendo nel dialogo tra il cinema italiano e gli spettatori americani.
Abbiamo incontrato Viviana Del Bianco per parlare del significato di questa nuova edizione, delle sfide del festival e della sua visione per il futuro del cinema italiano indipendente all’estero.
Quale film di questa edizione potrebbe sorprendere di più gli spettatori americani e per quale ragione?
Ci sono alcune gemme che potrebbero davvero stupire il pubblico. Gloria! di Margherita Vicario, al suo debutto alla regia, è un’esperienza pop che alterna ironia e profondità, con un tocco storico e un ritmo che farà ridere, commuovere e persino ballare gli spettatori. Poi c’è Profondo Argento, un tributo al maestro dell’horror Dario Argento, diretto da Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa. Per gli amanti del brivido, questo film è un biglietto d’ingresso nel suo mondo visionario. E Zamora di Neri Marcorè, un racconto intimo che parla di radici e identità.
Con il pubblico americano che conosce poco il cinema italiano d’autore, come riesce il festival a valorizzare la qualità delle opere selezionate?
Affrontiamo questa sfida con naturalezza e fiducia, sapendo che il pubblico è pronto ad accogliere nuove prospettive. La nostra forza sta nella qualità delle opere proposte: film d’autore che, con un linguaggio autentico e sfaccettato, raccontano storie universali. Questi film creano un dialogo culturale che permette al pubblico americano di scoprire l’Italia contemporanea da un punto di vista diverso e spesso inaspettato. Siamo sicuri che anche quest’anno ogni cinefilo troverà qualcosa di speciale in questa selezione.
I giovani sono sempre più attratti da nuove forme di narrazione. Quali attività o progetti state sviluppando per avvicinarli al cinema d’autore italiano?
Siamo particolarmente orgogliose delle collaborazioni che abbiamo stretto con le università nelle città che ci ospitano. Negli Stati Uniti, ad esempio, possiamo contare sul prezioso supporto della University of Pennsylvania (Penn Cinema and Media Studies). In passato, abbiamo organizzato proiezioni alla Princeton University, masterclass alla New York University (NYU) e al City University of New York (CUNY), e proposto eventi al Maysles Documentary Center, un cinema di nicchia nel cuore di Harlem, con proiezioni e incontri con i registi. Grazie alle proiezioni nei campus universitari, riusciamo a coinvolgere un pubblico giovane e curioso. Gli incontri dal vivo sono fondamentali per creare un legame con i giovani spettatori. E non è tutto: quest’anno, a New York City, ospiteremo Giancarlo Rolandi e Maurizio Tedesco, rispettivamente regista e produttore di Profondo Argento. Sarà presente anche Marta Gastini, attrice di Zamora, che racconterà al pubblico la sua esperienza sul set, mentre la regista di Gloria!, Margherita Vicario, parteciperà da remoto.
Come è cambiata la percezione del cinema italiano negli Stati Uniti durante gli anni del NICE Festival USA?
Da un gruppo di italiani nostalgici, si è trasformato in una platea giovane e diversificata. Oggi, gli spettatori non si limitano ad apprezzare l’estetica del cinema italiano, ma si lasciano coinvolgere da storie profonde e temi attuali, come migrazioni, identità, genere e uguaglianza. Questo interesse riflette una curiosità crescente verso le nuove voci del cinema italiano, soprattutto femminili, che portano in scena prospettive fresche e lontane dai vecchi stereotipi.
Quale star di Hollywood rappresenterebbe meglio l’essenza del cinema italiano come ambasciatrice negli Stati Uniti?
Ci sono già tante star di Hollywood italo-americane che portano avanti la cultura e il cinema italiani all’estero! Basti pensare a Martin Scorsese, che con il suo lavoro instancabile preserva la storia del cinema, o a Stanley Tucci, che con ironia e stile ha reso la cucina italiana un must nelle case americane. Di recente, ci ha colpito Cristin Milioti nella serie The Penguin: sarebbe una fantastica ambasciatrice dell’italianità. Anche Isabella Rossellini sarebbe perfetta, con le sue radici e una carriera che intreccia Hollywood e Italia, incarnando l’eleganza e l’autenticità del nostro cinema.
C’è un cliché sui film italiani che vorreste sfatare al NICE Festival?
Quello che ci frustra di più è l’idea che l’età d’oro del cinema italiano sia passata per sempre. Certo, quel periodo è irripetibile, ma oggi si continuano a fare film di grande qualità, che meritano di essere visti e amati. Come sfatarlo? Semplice: basta partecipare a una delle proiezioni e ai Q&A di N.I.C.E.!