Andrew Cuomo a City Hall non è più una semplice suggestione. A tre anni dalle dimissioni da governatore di New York in seguito per presunte molestie sessuali, il 66enne dem di origini italoamericane è riemerso come uno dei principali contendenti nella corsa per la carica di sindaco di New York.
Un sondaggio condotto da New York Times e Siena College gli attribuisce il 22% in delle ipotetiche primarie progressiste, che lo posizionano in testa tra gli elettori democratici. Cuomo supera di poco la Procuratrice Generale dello Stato, Letitia James, che ha ottenuto il 19%, e l’attuale sindaco Eric Adams, il quale, sotto l’onta dei problemi giudiziari, ha raccolto solo il 12% dei consensi tra gli elettori probabili. Tra gli 853 elettori registrati intervistati, circa il 28% rimane indeciso o ha scelto di non esprimere una preferenza.
Un rapporto del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha concluso quest’anno che Cuomo avrebbe molestato almeno 13 dipendenti statali, ma l’ex governatore ha contestato fermamente queste accuse e cercato di ricostruire la propria immagine pubblica.
Chi lo conosce bene ha spiegato al New York Times come Cuomo sia cauto nello scendere in campo a meno che non sia convinto di poter vincere, e che molto probabilmente si prenderà ancora del tempo per decidere come procedere. Molti sono peraltro scettici sull’ambizione a diventare sindaco – sono celebri i suoi strali contro l’amministrazione dell’allora sindaco Mike Bloomberg – e sostengono che il vero obiettivo potrebbe essere quello di ritornare governatore ad Albany nel 2026 e vendicare la brusca fine del suo mandato decennale.
Chi invece arranca è lo stesso Adams. Che però ha trovato un alleato insperato nei repubblicani, in particolare da coloro che avevano sostenuto Trump alle elezioni del 2020. Circa il 29% dei sostenitori dell’ex presidente giudica favorevolmente il primo cittadino attuale rispetto al 10% di coloro che avevano votato Biden. Ma la recente incriminazione per corruzione e cospirazione federale ha lasciato segni tangibili: il 53% degli elettori ritiene che dovrebbe dimettersi, mentre solo il 40% preferirebbe che concludesse il suo mandato fino al 2025. Attualmente, il tasso di approvazione per il suo operato come sindaco è al minimo, fermo al 26%.
Il sondaggio rivela inoltre una tendenza interessante per le prossime elezioni presidenziali. L’ex presidente Trump ha guadagnato sempre più terreno nella sua città natale. Sebbene Kamala Harris sia in testa con il 66% delle preferenze rispetto al 27% di Trump tra gli elettori probabili, il margine è di circa dieci punti inferiore rispetto alla performance di Biden a New York City nel 2020. Se la tendenza proseguirà, potrebbe essere una delle sfide più difficili per un candidato presidenziale democratico nella città di New York – tradizionale roccaforte democratica – dal lontano 1988. Trump che ha previsto un grande evento al Madison Square Garden ha come obiettivo quello di salvare i seggi dei deputati repubblicani soprattutto a Long Island e Staten Island che hanno permesso ai conservatori di conquistare la Camera