Ci hanno lavorato tutta l’estate e sono tornati a protestare. Martedì, primo giorno di lezioni del nuovo anno accademico 2024-2025 alla Columbia, i manifestanti pro-Palestina che in primavera avevano occupato il prato del campus si sono ripresentati con cori, tamburi, striscioni, facce coperte da mascherine e kefie.
“Vi chiediamo di mettere da parte l’entusiasmo per il nuovo scolastico e di ricordare i palestinesi che sono morti a causa dei nostri dollari”, recitava un volantino distribuito dai manifestanti.
La polizia ha riferito che l’atmosfera è stata perlopiù “pacifica”, ma ci sono stati due arresti. L’unico momento di tensione si è verificato attorno a mezzogiorno quando la statua dell’Alma Mater sulle scale della Low Memorial Library è stata imbrattata di vernice rossa. Le persone fermate non sarebbero legate a questo caso.
Al momento solo gli studenti e i professori possono accedere al campus muniti di documenti ufficiali. Come lo scorso giugno, quando, a causa delle proteste pro-Palestina, la Columbia era sotto stretti controlli. Il consiglio aveva cancellato anche la cerimonia di commencement e c’erano stati più di una centinaia di arresti, dopo che la polizia aveva sgomberato un edificio occupato. In ultimo, la presidente dell’università Minouche Shafik si è dimessa, dopo mesi di critiche sulla (mal)gestione degli accampamenti nel campus.