Dopo circa un decennio riparte il progetto artistico dei cartelloni pubblicitari lungo la High Line, la ex linea ferrovia di New York, trasformata nel 2009 in via pedonale.
Le opere della serie Billboard Art saranno collocate a Chelsea sulla 18esima Strada, che corre lungo la sopraelevata. Avranno le dimensioni di un’insegna tradizionale e saranno visibili sia dal livello stradale sia dalla passeggiata, con una programmazione a rotazione di due mesi.
Sarà l’Art director e curatrice di High Line e della Biennale di Arte di Venezia del 2022 Cecilia Alemani, a sovrintendere il nuovo piano con l’ausilio dell’artista visivo Glenn Ligon.
Ligon, noto per i suoi lavori sull’identità passata e presente dell’America e sulle sue possibilità, presenterà fino a novembre Untitled America/Me, una fotografia rielaborata di una delle sue iconiche opere al neon.
“Il formato del cartellone pubblicitario consentirà al programma High Line Art di presentare grandi opere d’arte bidimensionali altamente visibili in un lasso di tempo più reattivo rispetto ad altre installazioni, ha dichiarato Alemani alla stampa, “il messaggio tagliente di Untitled America/Me trova una risonanza rinnovata nell’attuale momento politico”.
Alemani, dal 2011 direttrice e responsabile del programma di arte pubblica del famoso parco urbano, ha lanciato nel 2019 anche “High Line Plinth”, il programma di opere monumentali inaugurato con Brick House, una grande scultura dell’artista Leone d’Oro Simone Leigh, a cui si è aggiunto alcune settimane fa, l’ironico piccione di Ivan Argote.
La precedente edizione che aveva interessato i cartelloni pubblicitari di High Line Art si era svolta dal 2010 al 2015 e aveva visto l’esposizione delle opere di John Baldessari, Faith Ringgold e Louise Lawler.
A Glenn Ligon il difficile compito quindi di re-inaugurare lo spazio. La nuova installazione, in formato fotografico, è una critica ben più dura al rapporto tra individuo e nazione: spesse X nere sono state tracciate sopra alcune lettere di “America“, lasciando visibili solo la “M” e la “E“. Il lavoro si inserisce nel solco dell’ incisiva esplorazione da parte dell’artista della storia, della letteratura e della società americana.
“La vernice è un materiale. Il linguaggio è un materiale. Il neon è un materiale. Mi interessa giocare con questa parola “America” come materiale, ha sottolineato il creativo, “quindi cancellarla, capovolgerla, metterla a testa in giù o farla lampeggiare e riaccendersi in modo odioso è tutto un modo di giocare con questa parola che pensiamo di sapere tutti cosa significa”.