Sono ancora incise nella memoria degli studenti ebrei le proteste che in America nei mesi scorsi hanno infiammato i campus.
Infatti per la prima volta dopo decenni, nessuno dei neo diplomati della Ramaz School, una scuola superiore ebraica d’élite dell’Upper East Side, a New York, frequenterà a causa dell’antisemitismo, il principale college di arti liberali dello stato, la Columbia University.
Ramaz ha dichiarato che le proteste anti-israeliane e l’ostilità nei confronti degli studenti ebrei della Columbia durante il semestre precedente hanno avuto un forte impatto sui loro iscritti.
“Fra i nostri servizi vi è anche la divulgazione di informazioni utili a delineare la situazione nei vari college di interesse, abbiamo posto l’attenzione su quelli che vedevano l’aumento dei casi di antisemitismo”, ha scritto Ramaz in una mail, “vogliamo che i nostri ragazzi e le loro famiglie siano in grado di prendere decisioni appropriate”.
Anche l’attivista dei diritti civili Rory Lancman, laureatosi alla Columbia Law School, ha dichiarato che non raccomanderebbe agli ebrei di fare domanda o frequentare la Columbia in questo momento storico per l’aumento della persecuzione nei loro confronti.
“Non consiglierei alle mie figlie di iscriversi all’università della Ivy League o ad altri college che non si impegnano a proteggerle”, ha sottolineato l’uomo che è stato anche ex consigliere comunale del Queens a New York e attuale direttore di Louis Brandeis Center for Human Rights Under Law, un’organizzazione no-profit nata per promuovere i diritti del popolo ebraico.
L’area di Morningside Heights in cui è situato il campus della Columbia University, è tuttora scosso dalle turbolenze. La scorsa settimana Minouche Shafik presidente dell’ateneo, nell’ultimo anno, si è dimessa. Nel suo annuncio, ha sottolineato di “aver cercato di percorrere una strada che sostenesse i principi accademici di tutti con equità e compassione”.
Ad aprile centinaia di manifestanti del college erano stati arrestati con l’accusa di violazione di domicilio in seguito all’occupazione avvenuta come atto sovversivo nei confronti dell’istituzione ritenuta colpevole di finanziare le casse di Israele dopo l’inasprimento del conflitto con Hamas a seguito dell’attacco palestinese del 7 ottobre 2023.