“Gianni Quaranta. Visions” è il titolo della nuova mostra allestita all’Istituto Italiano di Cultura di New York, dedicata al grande Maestro e alla sua eclettica carriera di scenografo e costumista, ma anche di regista e designer. L’esposizione, che sarà aperta al pubblico fino al 14 luglio, è stata inaugurata ieri e ha visto la presenza di Gianni Quaranta che ne ha seguito passo per passo l’allestimento curato dalla moglie Giuliana Poleggi.
Ad aprire la serata è stato il direttore dell’IIC, Fabio Finotti, che ha sottolineato l’orgoglio nell’ospitare un’ampia retrospettiva dedicata al premio Oscar (vinto nel 1987 per la miglior scenografia) in occasione dei suoi 80 anni: “Quaranta è l’emblema della creatività italiana, sempre in movimento tra linguaggi diversi: dal cinema al teatro, dalla pubblicità al design. In mostra abbiamo il modellino costruito per la sua scenografia dell’Aida al Metropolitan Opera: un perfetto esempio di fusione tra tecnologia e tradizione, tra pubblico globale e fedeltà alla cultura italiana e al suo spirito visionario. L’esposizione in sé è una bellissima scenografia disegnata e costruita per l’occasione da questo grande Maestro dell’eccellenza italiana nel mondo”.
A seguire un breve intervento del Maestro che si è detto onorato di questo omaggio e grato all’Istituto Italiano di Cultura e al suo direttore. Quaranta ha sottolineato il suo profondo legame con New York: “Sono molto affezionato a questa città, non solo perché ci ho lavorato per tanti anni ma anche perché è il luogo in cui è nata mia figlia”.
Oltre al Console Generale d’Italia a New York, Fabrizio Di Michele, all’evento erano presenti anche alcuni nomi importanti del cinema, della danza e del teatro, come il regista e attore John Turturro, lo scrittore Brandon Cole e la prima ballerina Alessandra Ferri.

Gianni Quaranta si è inoltre raccontato in esclusiva a La Voce di New York, svelando alcuni dettagli sulla mostra, ma anche qualche aneddoto della sua carriera e un sogno che conserva ancora nel cassetto.
L’Istituto Italiano di Cultura di New York ha inaugurato la mostra “Gianni Quaranta. Visions” che celebra la sua carriera. Come si sente a riguardo?
“Per me è una grande emozione, anche se allestire questo tipo di mostre è bello ma allo stesso tempo un po’ triste. L’aspetto più difficile è stata la scelta del materiale, perché ho dovuto racchiudere 60 anni del mio lavoro. La mia carriera è molto lunga e, quindi, inevitabilmente ho rinunciato a esporre qualcosa e io – lo ammetto – sono molto legato a ogni lavoro che ho svolto, a prescindere dal fatto che sia piccolo, grande, importante o meno”.
La locandina della mostra riprende una scena di A Room with a View, il film per la cui scenografia nel 1987 ha vinto l’Oscar. Che cosa ricorda di quel momento? Che impatto ha avuto questo premio sulla sua carriera?
“Era la mia terza nomination all’Oscar. Quando ho sentito il mio nome, è apparso il mio viso sul grande schermo e la musica di Puccini. Tutti applaudivano, avevo le luci puntate addosso e davanti a me erano seduti attori come Paul Newman e Robert De Niro. Io rimasi scioccato. Fu un’emozione troppo grande. L’aspetto negativo è che, quando tornai in Italia, felice di aver vinto la statuetta, per due anni più nessuno mi chiamò a lavorare perché tutti pensavano che costassi troppo e che fossi sempre occupato (ride)”.

A quali progetti sta lavorando in questo momento?
“Ci sono dei polacchi che mi stanno aspettando in Polonia. Ho incontrati a Roma sia il regista che la produttrice. L’idea è quella di fare un film d’epoca, una storia molto triste sulla Seconda Guerra Mondiale, l’eccidio di una famiglia che aveva ospitato degli ebrei in casa. Inoltre, ne sto per preparare un altro – prodotto da due francesi – incentrato su Freud che analizza e fa la psicoanalisi a personaggi molto importanti della storia”.
Maestro, dopo una carriera così straordinaria, c’è ancora un sogno che non ha realizzato e che vorrebbe realizzare?
“Sì, il mio sogno nel cassetto è fare un film sulla mia vita, ambientato proprio a New York. Nel 1985 con Franco Zeffirelli abbiamo messo in scena La Tosca al Metropolitan Opera e su quell’idea vorrei girare una pellicola per fare capire a tutti che cos’è il mondo dell’opera. Mi piacerebbe racchiudere e terminare così la mia carriera”.
