“A 25 anni bisogna seguire le proprie inclinazioni e andare a tentativi”, è uno dei preziosi consigli che Alessandro Benetton, 60 anni, ha rivolto al pubblico dell’Istituto Italiano di Cultura di New York. Ieri sera, la sala era piena di persone di età diverse: giovani che cominciano ad affacciarsi al mondo del lavoro e adulti e più anziani che conoscono la famiglia di Treviso che ha segnato la storia dell’industria italiana. Tutti, con il desiderio di scoprire qualcosa in più dell’imprenditore attraverso le sue parole, gli aneddoti della sua esperienza raccolti nel libro La Traiettoria, pubblicato da Mondadori nel 2022 e appena rilasciato negli Stati Uniti da Hudson Booksellers, con il titolo My Trajectory. Nel pomeriggio ha incontrato, e riservato gli stessi consigli, anche agli studenti della Business School alla Columbia University.
“Bisogna riuscire a sfruttare le opportunità che si presentano e sperimentare – ha continuato Benetton. – Non escludere a priori certe situazioni perché più uno rischia, più comincia a conoscersi, più certe dinamiche della realtà piano piano corrispondono alle proprie caratteristiche. La traiettoria si chiarirà poi da sola. Facendo il paragone con un’attività: l’andamento a volte non cresce in modo lineare, ma rimane stabile a lungo per poi subire un’impennata positiva. Bisogna avere la pazienza di investire su se stessi e seguire le proprie passioni”.

Presente all’evento anche il Console Generale d’Italia a New York, Fabrizio Di Michele, che ha introdotto Benetton come “un giovane che, pur proveniente da una famiglia di imprenditori, si è allontano da tutti per costruirsi il proprio futuro e scoprire la sua traiettoria. Per menzionare alcuni dei suoi successi: 21 Invest – l’operatore di private equity fondato dal sessantenne – e il modello di business “Benetton” che ha lasciato un segno nella storia imprenditoriale italiana”.

Con il direttore dell’Istituto, Fabio Finotti, Benetton ha spiegato come è nato il libro. “Il titolo Traiettoria dà l’impressione di avere un punto di partenza e uno di arrivo ben precisi, già definiti”, l’ha provocato Finotti. “In realtà – ha commentato l’imprenditore, – ero molto confuso. A 50 anni avevo la sensazione di non avere più una passione. Ho cominciato a circondarmi di giovani per rinfrescarmi: nuovi argomenti, idee diverse. A uno di questi feci leggere un manoscritto con alcuni pensieri e aneddoti sulla mia vita e mi spronò a scriverci un libro perché, dalle esperienze che avevo vissuto, molte persone si sarebbero sentite corrisposte”. Da quel momento, sono passati ormai dieci anni, “almeno cinque per finirlo e altrettanti per sponsorizzarlo. Ogni volta che provavo a metterci un punto mi sembrava che mancasse qualcosa perché succedeva sempre altro che avrei voluto raccontare”.
Il libro comincia dall’esperienza negli Stati Uniti, ad Harvard. “Ero il primo della mia famiglia ad andare all’università – ha raccontato Benetton, – anche se l’azienda dei miei genitori si era già stabilizzata. Essere così lontano, in un ambiente completamente diverso, mi ha dato il coraggio di cominciare qualcosa di mio. Questo Paese ti insegna a guardare al fallimento come un’opportunità verso una carriera più grande, ti sprona a rischiare. Una volta laureato, avevo solo 26 anni quando sono entrato in azienda e ho partecipato a una riunione analizzando i dati, presentando un progetto, facendo sentire la mia voce”. Con questo spirito di intraprendenza la sua carriera è decollata.
Ma non solo di carriera, Benetton ha commentato la sua passione per i numeri – nell’impostazione di un business –, per lo sport – la Formula 1, il rugby, il basket, lo sci –, per le nuove generazioni – un bisogno continuo di aggiornarsi, “rinfrescarsi”. “Voglio che venga trasmesso solo questo messaggio: a un certo punto, ognuno troverà il proprio spazio”, ha concluso.
