Nel cuore di Park Slope, c’è una chicca italiana che tratta il gelato come portata principale. Da più di dieci anni, l’Albero dei Gelati è diventato un punto di riferimento per la comunità. Da poco, ha ricevuto il premio “Massimo Alberini” dell’Accademia Italiana della Cucina di New York per “offrire alimenti di produzione propria, lavorati con ingredienti di qualità eccellente e tecniche rispettose della tradizione del territorio, del codice etico e delle norme vigenti”.
“Per noi è una questione di credo”, ha spiegato Monia Solighetto, che insieme al marito, Alessandro Trezza, e al fratello Fabio hanno prima ridato vita all’attività familiare in Brianza e poi si sono allargati fino a New York aprendo il primo locale nel 2013. Negli anni 2000, quando hanno ripreso la gelateria che i genitori avevano aperto nel 1985, stava nascendo Slow Food. “Per la prima volta c’era l’idea di legare i grandi valori del cibo alla sostenibilità. E noi li abbiamo applicati al gelato, che era sempre stato bistrattato: all’epoca per farlo le aziende usavano i preparati”, per cui basta dissolvere il concentrato di una bustina nell’acqua e congelare il risultato. “La nostra idea, invece, era, ed è tuttora, mantenere e riprodurre quello che la natura ci dà con un gelato e una cucina contadini”.

Un prodotto può essere di ottima qualità, ma per Solighetti non è abbastanza. “Per noi è fondamentale instaurare e coltivare una relazione con i produttori, conoscendo le famiglie che stanno dietro alle aziende. Questi sono i nostri due capisaldi”.
Relazioni, ingredienti, biodiversità, modo di coltivare, certificazioni e chilometro zero. “Riconosciamo che non ci sono pomodori come quelli italiani, ma ci concentriamo su quello che riusciamo ad avere qui, adeguandoci, viaggiando diverse regioni degli Stati Uniti, informandoci e andando a conoscere personalmente le aziende. È un vero impegno che noi abbiamo nei confronti dei nostri prodotti”.

Solighetti si interrompe solo all’arrivo del gelato al peperone giallo, servito con formaggio stagionato e more. Ma gli abbinamenti sono infiniti. “Facciamo il risotto e lo accompagnamo al gelato allo zafferano; la bresaola con quello alla rucola; quello al salmone lo abbiniamo al panettone nel periodo natalizio; e fra poco uscirà quello alla melanzana, ma questi sono i più particolari che offriamo su richiesta del cliente come piatti salati. Devono essere realizzati con i giusti abbinamenti e spiegati, perché non tutti li capirebbero e non riscontrerebbero lo stesso tipo di successo”. Poi Solighetto si sposta dietro al bancone dei gelati, servendo un cono, una coppetta, due gusti, please, can I taste this? La fila da servire è una costante. Ci sono bambini con i genitori, ma anche ragazzi venuti apposta per assaggiare il vero gelato italiano. “A disposizione nel banco della gelateria, fra i più particolari, al momento abbiamo: burro e sale, formaggio di capra e fragole, spirulina”. Variano in base alla stagionalità e disponibilità dei produttori.
Dietro alla gelateria c’è un bistrò, il primo per apertura dei loro tre ristoranti, insieme a Spes nell’East Village a Manhattan e Have & Meyer a Williamsburg a Brooklyn. L’ambiente è romantico e casereccio. Le bottiglie di vino, collezionate per passione da Trezza, sono esposte all’interno del locale; i tavoli sono in legno; il bar è a vista; e nel retro si apre un giardino interno dove poter mangiare nei mesi estivi, quando fa più caldo.