Oggi all’Istituto Italiano di Cultura, introdotto dal direttore Fabio Finotti, si è tenuto un side event della 68esima sessione della Commissione sullo stato delle donne dell’ONU che aveva come focus principale l’empowerment finanziario per l’inclusione delle donne, grazie al quale potrebbero emanciparsi e raggiungere l’indipendenza.
Attraverso il Keynote Speech dell’OCSE è stata offerta la possibilità di riflettere su un contesto economico complesso per attuare azioni e raccomandazioni che le relatrici intervenute hanno sviluppato nella loro esperienza professionale.
A moderare l’incontro, gestito unicamente da donne, la giornalista Francesca Giuliani Hoffman che ha dato ampio spazio alle intervenute fra cui: Virginia Littlejohn, vicepresidente della US Delegation G20; Alessia Panella, avvocata; Claudia Segre, Presidente della Global Thinking Foundation; e Bathille Myssika, presidente di Networks, Partnerships and Gender Division al OECD Development Center.
La conferenza si è aperta con una riflessione su come il mondo femminile ancora sia radicato a stereotipi patriarcali. Negli ambienti lavorativi le donne sono penalizzate da un punto di vista economico e non ci sono tutele: è sempre più fondamentale rafforzare l’indipendenza economica necessaria talvolta per uscire da situazioni familiari pericolose.

“Il femminismo è andato troppo oltre”, esordisce Bathille Myssika, quindi dobbiamo trovare un modo per riconciliare le persone con la società. L’empowerment economico per le donne è fondamentale anche come riconoscimento del loro ruolo ancora troppo svalutato. “Quando viaggio mi sento spesso chiedere chi si prende cura dei miei figli quando non sono a casa – ha raccontato Myssika. – Non credo che la stessa domanda verrebbe fatta allo stesso modo a mio marito. Inoltre se una donna guadagna più del compagno è probabile che generi dei problemi perché culturalmente non si è ancora predisposti per accettarlo. Purtroppo si continua a credere che il genere maschile debba essere dominante, c’è ancora la necessità di lavorare su questi aspetti”.
“Ci dovremo, invece, concentrare su come le donne sono state sempre al centro di importanti cambiamenti e della loro capacità di gestire sia le responsabilità lavorative sia quelle familiari”, ha continuato Myssika. Ancora oggi l’empowerment è seriamente limitato da muri formali e informali.
La presidente di Networks, Partnerships and Gender Division si è soffermata quindi su come la legge in molti Paesi non preveda ancora la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore. In molti Stati le donne non possono ancora svolgere le stesse mansioni degli uomini o lavorare nelle ore notturne, in alcune nazioni non è previsto nemmeno il congedo parentale obbligatorio.
“Credo che tutti dovremo chiederci cosa possiamo fare – ha concluso Myssika. – Io come madre posso contribuire a educare i miei figli con una visione diversa sul ruolo della donna, anche tramite questi piccoli passi possiamo indurre un cambiamento”.
Alessia Panella sta puntando, invece, attraverso la sua professione di avvocata, su altri aspetti fondamentali come il riscatto e la rinascita dopo eventi dolorosi. “Le donne spesso hanno bisogno di soldi anche per pagare un legale che faccia giustizia, non tutte possono permettersi di avere patrocini gratuiti”.