Per l’Albert Einstein College è un’enorme boccata d’aria. La scuola di medicina del Bronx, fondata nel 1955 dal rabbino americano Samuel Belkin, ha ricevuto 1 miliardo di dollari da Ruth Gottesman, ex professoressa dell’istituto e vedova di un ricchissimo finanziere di Wall Street.
David Gottesman, scomparso nel settembre del 2022, era noto a New York per essere amico e socio di Warren Buffett e per aver fondato la società di investimenti First Manhattan. Non è la prima donazione che la famiglia decide di destinare all’ateneo: già nel 2010, il College creò l’Istituto per la Biologia delle Cellule Staminali grazie a 25 milioni di dollari arrivati dai Gottesman. Un dipartimento che, per omaggiare i magnati, prese proprio il nome di Ruth L. and David S.
Ora la generosa vedova ha chiesto che la sua donazione, la più grande mai riservata a una scuola di medicina negli Stati Uniti, serva per coprire la retta degli studenti che si iscriveranno all’università nel quartiere più povero di New York. Un borough che, nonostante le parole di Adams, continua ad avere grandi problemi tra tassi di criminalità, morti premature e livelli sanitari.

Ruth sceglie così di sdebitarsi con la scuola in cui ha costruito un’intera carriera. Mentre suo marito dirigeva la First Manhattan, lei passò le giornate all’Einstein, dove entrò in aula per la prima volta da direttrice dei servizi psicoeducativi nel 1968. Una storia poi proseguita con successo e che ancora oggi la vede seduta nel board dell’Università.
Nel 2022, venuto a mancare il marito, Ruth si trovò tra le mani un intero portafoglio azionario della Berkshire Hathaway da dover gestire. “Facci quello che ritieni giusto”, le disse David in punto di morte. E lei non se lo è fatto ripetere due volte. “Volevo finanziare gli studenti dell’Einstein – ha detto al New York Times – in modo che ricevessero lezioni gratuite”. Una grande opportunità per ragazzi che non possono permettersi la retta annuale della scuola che sfiora i 60.000 dollari l’anno. Cifre che costringono molti studenti a uscire dall’istituto con un debito superiore a 200.000 dollari.
“Abbiamo giovani eccezionali – le parole della donatrice – e questo aprirà la strada ad altre persone la cui condizione economica è tale da non permettergli nemmeno di pensare a frequentare la facoltà di medicina”.
Inizialmente Ruth non voleva associare il suo nome alla donazione. “Nessuno deve saperlo”, provò a dire al direttore della scuola. Poi, spinta dalle pressioni del board, accettò di rendere pubblica la notizia. Ma a una condizione: la scuola dovrà rimanere per sempre intitolata ad Albert Einstein.