Il 29 gennaio, il Consolato Generale d’Italia a New York terrà a Park Avenue la tradizionale cerimonia della lettura pubblica dei nomi degli ebrei deportati dall’Italia e dai territori italiani. Da oltre vent’anni l’Italia presta particolare attenzione alle celebrazioni del Giorno della Memoria (che si celebra ufficialmente il 27 gennaio, giorno della liberazione di Auschwitz da parte dei soldati sovietici, e che fu istituita dal parlamento italiano prima che dall’Onu).
Il ricordo delle leggi razziali mussoliniane e del silenzio che incontrarono nel paese è ancora perorato da testimoni dirette come Liliana Segre; ma è facile scaricare la colpa dell’Olocausto sulla Germania nazista e dimenticare la parte che giocò il regime fascista per accattivarsi le simpatie di Hitler.
La lettura dei nomi davanti al Consolato fa parte di un articolato programma di eventi organizzato a New York in collaborazione con il Centro Primo Levi e le principali istituzioni culturali italiane in città: Istituto Italiano di Cultura, Casa Italiana Zerilli Marimò della NYU, Italian Academy della Columbia University, Calandra Institute di CUNY, Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, Center for Italian Modern Art (CIMA) e Magazzino Italian Art per commemorare le vittime della Shoah e preservare la memoria di quei tragici eventi.
A New York, l’Istituto Culturale Italiano ha già presentato Lost Bread di Edith Bruck, il romanzo Pane perduto tradotto da Gabriella Romani con David Yanoff, e Casa Italiana Zerilli-Marimò i film londinesi di Lorenza Mazzetti, la regista figlia adottiva di Robert Einstein che scampò al massacro della famiglia a Firenze. Il 30 gennaio al Bruno Walter Auditorium si terrà il concerto The Triumph of Bacchus and Ariadne.
Il 31 gennaio al Consolato italiano con “1938: the Racial Laws at the university of Rome La Sapienza” Umberto Gentiloni e Serena Di Nepi presenteranno il nuovo portale digitale della Sapienza dedicato appunto alle leggi razziali, con documenti sull’espulsione dei docenti, ricercatori, studenti e personale amministrativo le cui vite furono sconvolte dai provvedimenti fascisti mirati alla pulizia etnica della società. L’Università soprattutto secondo il delirio fascista doveva essere “liberata dalla presenza e dall’influenza” degli ebrei.
Il giorno della Memoria inoltre viene celebrato dalla rete diplomatico-consolare e culturale italiana negli Stati Uniti attraverso una serie di eventi in molte città tra cui Chicago, San Francisco, Los Angeles, Miami, Houston, Detroit, Boston e Filadelfia.
L’Ambasciata d’Italia a Washington ha commemorato l’evento quest’anno con una conversazione tra Bret Stephens, premio Pulitzer ed editorialista del New York Times e Federico Rampini, editorialista del Corriere della Sera, sul tema ‘’Antisemitism and the Vulnerability of Democracy”. L’Ambasciatrice d’Italia negli Stati Uniti, Mariangela Zappia, è intervenuta in apertura per ricordare l’importanza di mantenere viva la memoria dell’Olocausto, richiamando il messaggio pronunciato dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Tajani qualche ora prima allo Yad Vashem a Gerusalemme.
La conversazione tra i due opinionisti ha preso avvio con il racconto di Bret Stephens sulla storia della sua famiglia, a partire dalla madre, nata in Italia all’inizio della II guerra mondiale da genitori ebrei scappati dalla Germania nazista. La famiglia della madre, ha ricordato, cambiò cognome e trovò rifugio in una casa a Milano fino alla fine della guerra. “La storia dell’Olocausto della mia famiglia influenza profondamente ciò che cerco di essere come commentatore politico – ha aggiunto Stephens – cioè non avere paura di distaccarmi da tutti se ritengo che sia la cosa giusta da fare”.
Al centro della conversazione, l’importanza di coltivare la memoria è stata evidenziata anche a fronte del riemergere, negli Stati Uniti e in tutto l’Occidente, di fenomeni di antisemitismo, dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele e il conflitto che ne è seguito.
Oltre alla fondazione B’Nai B’Rith International, all’evento hanno presenziato rappresentanti di Anti-Defamation League, Freedom House, Department of State e altre organizzazioni della comunità ebraica, oltre che di prestigiosi musei, quali US Holocaust Memorial Museum e Museum of the Bible, e molte università e centri studi israeliani dell’area.