Beau McCall è un solare signore di Harlem, dal sorriso travolgente e con un piglio originale: realizza indumenti e opere applicando bottoni, quelli per l’abbigliamento per intenderci, su tessuti, materiali e oggetti per lo più riciclati. Una passione, quella di McCall che gli è valsa gli appellativi di “Sir Button” e “Count Button”, in altre parole il Signore dei Bottoni. “Per puro caso mi sono innamorato dei bottoni e per necessità mi sono dedicato all’upcycling”, ci ha raccontato nel suo studio di Harlem, dove abbiamo scoperto che dietro agli oggetti da lui amati si nasconde un percorso composto di emozioni.
Troviamo Beau alle prese con un ritratto di Billie Holiday, un’opera fatta di dettagli, bottoni ovviamente, minuziosi, una fotografia perfetta della cantante. Da quasi quattro decenni, McCall con i bottoni racconta di vita, di amore e dell’esperienza afroamericana; creando opere dietro cui si celano messaggi sociali e della cultura pop. “I bottoni sono universali. Esistono quelli che esprimono differenze di classe, opinioni politiche e questioni culturali. A me preme che gli spettatori possano riflettere sul tema della razza, della classe sociale e dell’identità LGBTQ+ quando osservano le mie creazioni, e che trovino anche gioia nelle sculture e nelle opere astratte”.


Le tele su cui lavora Beau non sono solo indumenti. Muoversi nel suo studio è come esplorare un cosmo che racchiude epoche e una miriade di luoghi: dai bazaar di terre lontane ai mercati vintage delle capitali europee, fino ai negozi di roba antica di New York. Poggiate ai muri, perfettamente impilate, ci sono centinaia di t-shirt le creazioni più recenti di McCall, le Triple T-Shirts. Tre magliette di cotone cucite una di seguito all’altra che possono essere indossate in sei modi diversi. Ognuna di queste racconta una storia o un aneddoto. Ce ne mostra diverse: una dedicata ad Elton John ha i volti della star e la locandina di una stagione di concerti passati.
Scatole, cassetti, ripostigli colmi di migliaia di bottoni: accostati, sovrapposti, impilati, tutti prettamente cuciti sul tessuto. Prima dei bottoni l’artista di Harlem ci rivela passioni passate, dal pattinaggio veloce su pista ai fiori di cartapesta, poi la passione per il macramè fino al punk rock, al punto da mettere su una band. “Ho assistito ad concerto di Blondie e mi sono innamorato pazzamente del suo stile, della sua voce, di tutta l’energia che emanava. Ho desiderato di essere lei. Mi sembrò naturale proporre a due amici di creare un gruppo tutto nostro”.
Newyorkese di lunga data, dove si è formato come artista, Beau McCall è nato a Down South Philadelphia, nella zona del public housing. Incuriosito da un barattolo di bottoni custodito in casa quando aveva 19 anni, neanche a dirlo, nella vita ne ha raccolti all’infinito. La prima a comprendere che l’apparente hobby non sarebbe stata una passione di passaggio è stata la mamma, la sua fonte di ispirazione, colei che tuttora e senza sosta gliene procura. “Sono cresciuto con la consapevolezza che sarei potuto diventare chi desideravo. Oggi il supporto della mia famiglia è la forza che fa splendere il mio talento”.


La mamma di Beau aveva una passione per i thrift shop. Dapprima fonte di imbarazzo, sono diventati un pozzo da cui attingere per le sue opere. “Io e mio fratello aspettavamo fuori dai negozi perché provavamo vergogna. Un giorno presi coraggio, lo feci più per curiosità, ed entrai. Quel momento ha determinato uno dei miei tratti distintivi di artista”.
Prima che le installazioni finissero esposte nei musei degli Stati Uniti, alla fine degli anni Ottanta il Signore dei Bottoni è partito dalla moda dunque: una collezione di pezzi unici presentata in sfilata all’Harlem Institute Of Fashion (HIF) per la HARLEM WEEK. Affermatosi all’interno del collettivo Black Fashion Museum dell’HIF, l’arte di McCall è entrata fra le pagine di Women’s Wear Daily, la Bibbia del fashion, ed è apparsa in documentari e film pluripremiati.
Oggi l’artista di Harlem è alle prese con la sua prima retrospettiva, Beau McCall:Buttons On! che presenta al pubblico fino a febbraio 2024. Una mostra fatta di oltre cento opere esposte su due piani al Fuller Craft Museum a Brockton, nel Massachussets. Curata da Peter “Souleo” Wright, partner anche nella vita di Beau McCall, l’esposizione si divide in quattro temi: “Buttons on the Body,” “Buttons on the Mind,” “Buttons on the Soul,” and “Buttons Off.” Ognuno rappresenterà un’area diversa del processo creativo di McCall attraverso l’uso dei bottoni. Dall’archivio della carriera, fotografie, testimonianze e un percorso musicale che parlano di lui a tutto tondo.


Un’esplorazione di quasi quarant’anni di collezioni di moda: giacche, gilet, shorts, sneakers e gioielli. “Buttons on the Mind” raccoglie le opere d’arte dell’artista. Tra queste una vasca da bagno in ghisa avvolta interamente di tessuto e bottoni: “Darkmuskoilegyptiancrystal&floridawater/red potion no.1”. Opera dal titolo difficile, è una semplice vasca da bagno ricoperta di bottoni di varie forme e dimensioni, tra cui stelle, fiori e farfalle, con il colore rosso dominante. I bottoni più chiari rivelano il corpo sottile di una donna che vuole suggerire come, anche se esausto, il corpo è sempre alla radice della nostra bellezza”.
“È l’opera di cui vado più fiero. Ho trasportato 200 chili al quinto piano senza l’ascensore, ma la vera sfida è stata avvolgere la vasca con il tessuto. Per questo bisognava fare dei buchi, così ho disturbato i vicini per settimane, ignaro che la punta del trapano fosse sbagliata. Però, duecento buchi dopo, il risultato finale è un’emozione che riaffiora ogni volta che guardo l’opera”.
L’ultimo lavoro di Beau è un pezzo che parla di musica, invece, una versione gigante del vecchio adattatore per dischi a 45 giri. “Gli oggetti con cui creo racchiudono in sé molte cose, incluso il suono. Quelli di madreperla emettono un sibilo. Meno fine, direi più cupo, il suono dei bottoni in plastica sfregati fra due dita, così come rimestarne tanti di materiali diversi in un recipiente possono produrre vere melodie”.
Beau ci ha salutati con una netta conferma: “Una cosa mi è chiara: ciò che mi dà entusiasmo nella vita è la vista di un bottone”.
