Stava preparando l’omicidio di un cittadino americano la cui colpa era quella di promuovere uno stato separatista sikh in India. È questa l’accusa con cui gli Stati Uniti hanno dichiarato di aver fermato Nikhil Gupta, istigato all’azione secondo il Dipartimento di Giustizia da un dipendente del governo di Narendra Modi.
Una notizia che ha subito messo in allarme la Casa Bianca, che ha comunicato di aver preso in considerazione il coinvolgimento dell’esecutivo indiano notificando direttamente l’informazione a Nuova Dheli, dove i funzionari avrebbero reagito con “sorpresa e preoccupazione” attivando immediatamente un’indagine interna.
Del target dell’operazione, di cui per motivi di sicurezza non è stata resa pubblica l’identità, si sa però che si tratta di una figura vicina a Hardeep Singh Nijjar, un ex leader del movimento per l’indipendenza sikh ucciso fuori da un tempio in Canada il 18 giugno. Un evento che a inizio estate ha causato forti tensioni diplomatiche tra India e Canada.
La ministra degli Esteri canadese Melanie Joly, questa mattina, si è rifiutata di commentare l’atto d’accusa emesso dagli Stati Uniti, ma ha dichiarato a Bruxelles che il Canada sostiene le proprie “credibili affermazioni” secondo cui gli agenti indiani fossero coinvolti nella sparatoria che ha ucciso Nijjar.
I sikh, che sono una minoranza religiosa, rappresentano circa il 2% della popolazione indiana e sono una minoranza religiosa. Alcuni gruppi da tempo chiedono la creazione di uno stato separato per i sikh.