L’Affordable Art Fair è tornata a New York questo mese per l’edizione autunnale 2023, con nuova programmazione e opere d’arte di oltre 400 artisti e 76 espositori. La fiera, aperta ancora per qualche ora, si svolge al Metropolitan Pavilion, vicino a Union Square.
Dal suo lancio nel 1999, l’Affordable Art Fair ha accolto oltre 3 milioni di visitatori e ha venduto opere d’arte per un valore di oltre 563 milioni di dollari. Brand globale e una delle fiere d’arte più importanti e apprezzate al mondo, quest’anno porterà 14 fiere in 10 città del mondo: New York, Londra, Hong Kong, Amsterdam, Bruxelles, Amburgo, Melbourne, Singapore, Stoccolma e Sydney.
Noi abbiamo deciso di intervistare una gallerista e un artista padovani, per capire meglio come funziona la partecipazione all’evento. Qui sotto la conversazione con Romeo Michelotto, che con la figlia ha aperto a Padova la Roka Gallery:
Come sei diventato un artista? Qual è stato il tuo percorso?
Sono diventato pittore dopo aver acquistato un quadro da un amico, poco dopo si è rotto per un errata esecuzione del quadro e a quel punto ho deciso di farmeli da solo. Agli inizi lavoravo nell’ambiente sportivo e nel 2000 ho aperto un’azienda di informatica. Nel 2007 grazie a questo fortuito evento sono diventato quello sono ora cioè un artista.
Come organizzi lo spazio della galleria a Padova? Come vi siete inseriti con la tua famiglia nel mondo dell’arte padovano?
La galleria nasce dall’esigenza di far conoscere la mia arte sia a Padova che all’estero perché grazie ad essa riuscivo a partecipare ad eventi e fiere. Di seguito mia figlia si è appassionata al mondo dell’arte dopo essersi laureata in Comunicazione e ha proseguito il lavoro della gallerista e io ho continuato a fare solo quello del pittore.
Che cosa rappresentano le opere che vediamo qui esposte?
Le opere qui esposte rappresentano maggiormente i ricordi della mia infanzia, gli anni più belli dove niente era dato per scontato. Come si può vedere nelle mie opere sono rappresentati il patronato dove andavo da giovane a giocare con gli amici, i ghiaccioli molto significativi per me, costavano 30 lire e ne andavo pazzo.
I quadri parlano di me, del mio modo di essere, sempre allegro e pieno di positività.

Che cosa significa il nome Roka?
Il nome Roka nasce proprio dal connubio tra me e mia figlia, i nostri nomi, Romeo e Carlotta. Abbiamo messo le nostre iniziali Ro e Ka, con la k ci piaceva di più e abbiamo formato il nome della galleria.
Cosa significa per voi esporre a New York?
Esponiamo a New York dal 2017 e all’inizio non ci aspettavamo niente, sapevamo che New York poteva essere una piazza meravigliosa per l’arte e ne abbiamo avuto subito riscontro. I miei quadri sono piaciuti immediatamente e da lì due volte l’anno veniamo qui ad esporre in questa fiera. Per me è fonte di prestigio esporre qui e pensare che a New York in molte case ci sono i miei quadri. Sono molto soddisfatto.
Quali sono le differenze che, dal tuo punto di vista, hai notato nel mondo dell’arte a New York e in Italia?
New York è unica, e così è anche per l’arte. Non si ferma mai, cambia sempre e dà la possibilità a un artista emergente appunto, di emergere. Comprano i tuoi quadri anche se non sei “nessuno”. In Italia invece questo non accade, o sei qualcuno già affermato e vali molto soldi o non ti considerano affatto.
Cosa è cambiato da prima/dopo il Covid?
Prima del Covid avevamo un afflusso di vendite incredibile, dopo comprensibilmente ce ne sono state molte meno. Non potevamo venire in America per esporre e questo ci ha frenato un po’. Però piano piano ci stiamo riprendendo e ne stiamo vedendo i risultati.
Cosa ti auguri possa nascere da questa edizione della fiera?
Da questa edizione della fiera mi aspetto una sorta di rinascita, perché appunto siamo tornati solo nel 2022 ad esporre qui ed è andato tutto molto lentamente. Quindi spero che ci sia una ripresa in tutto, spero che la mia arte venga capita del tutto e che piaccia alle persone. E come dico sempre io “gente allegra, il cielo aiuta”.