Dall’Italia a New York, così come nel resto del mondo, la questione affitti brevi diventa sempre più scottante. Una regolamentazione difficile ovunque, a New York adesso con qualche paletto in più, che dovrebbe entrare in vigore a luglio.
I newyorchesi sanno bene che, soprattutto nei grandi condomini di Manhattan, la possibilità di affittare ai turisti deve essere deliberata dall’assemblea. Ci sono palazzi in cui addirittura devono essere accettati coloro che intendono abitarvi stabilmente: se non graditi, per qualsivoglia motivo, non possono nemmeno acquistare.
Le nuove norme, però, non c’entrano molto con le dinamiche di ambienti particolarmente lussuosi e con la selettività. Ma hanno indispettito il più noto portale di affitti turistici, Airbnb, che ha annunciato l’intenzione di far causa alla città di New York contro una legge che, da luglio, bloccherebbe gli affitti per meno di 30 giorni consecutivi se i proprietari non sono in casa.
Il portavoce del sindaco di New York, Jonah Allon, ritiene che le norme siano volte a proteggere la sicurezza e la vivibilità dei residenti. In sintesi: avere troppi sconosciuti che entrano ed escono dagli edifici di cui hanno le chiavi, e che potrebbero approfittare in seguito delle abitudini degli altri inquilini, è ritenuto preoccupante.
Airbnb, al contrario, ritiene le nuove norme estreme ed oppressive e controbatte: gli affitti brevi aiutano i cittadini ad avere un reddito supplementare.

Il prezzo da pagare è che in città ci sono meno appartamenti disponibili a prezzi accettabili per chi, invece, vuole vivere stabilmente a New York. Basti pensare, e il dato è dell’anno scorso, che sul noto portale sono registrate tra le 10 mila e le 20 mila proprietà disponibili per l’affitto: un numero che batte in modo macroscopico i 7699 alloggi messi sul mercato per le locazioni a lungo termine.
Ma c’è di più. Considerata la legge contestata dal colosso degli affitti brevi, soggiornare per meno di un mese in un appartamento potrebbe essere, in alcuni casi, considerato illegale. Il rischio di sanzioni e multe, va detto, non è per il turista, ma per il proprietario. Tuttavia, se la prenotazione viene cancellata all’ultimo minuto, chi viaggia è potrebbe finire a doversi accontentare di ciò che trova, talvolta a prezzi più alti.
La questione degli affitti brevi è dibattuta, seppur con sfumature diverse, in tutto il mondo.
Il Brasile, ad esempio, è Paese in cui sono già state discusse diverse cause in materia. In una sentenza è stato stabilito che era possibile vietare l’uso di Airbnb nei condomini perché considerato non un contratto di locazione ma di hosting, cioè come negli hotel. Ma i giudici brasiliani hanno limitato il parere al caso specifico, tanto che ci sono già state sentenze in favore dei proprietari che affittano a turisti.
In Giappone, una legge ha, invece, fissato il limite a 180 giorni all’anno. A Milano, dove il caro affitti è tema caldo, sono oltre 15 mila gli alloggi destinati agli affitti brevi. L’amministrazione comunale vorrebbe arrivare a consentirli soltanto per una delle seconde case del privato. A Venezia, dove si vogliono promuovere i contratti a lungo termine, la città limita a 120 giorni l’anno il periodo in cui un immobile può essere affittato ai turisti. Lo spaccato è ampio, le norme che regolamentano gli affitti brevi hanno sfumature differenti in tutto il mondo e il dibattito è aperto, tra chi è a favore e chi contrario alle ormai diffusissime forme di locazione. Se davvero Airbnb farà causa all’amministrazione di New York, la conclusione giuridica sarà di interesse globale.