Mentre lo dicono hanno gli occhi che brillano di orgoglio. “Il Segretario di Stato della Marina Militare statunitense Carlos Del Toro è salito a bordo da noi. Siamo stati l’unica nave straniera che ha visitato, oltre a quelle americane”.
Un segno di riconoscimento prestigioso per l’Ammiraglio di Divisione Giacinto Sciandra e il Comandante Fabio Casamassima, arrivati a New York in occasione della Fleet Week a bordo della Nave Fasan. 6.300 tonnellate di peso per 144 metri di lunghezza, lungo i quali vivono e lavorano 170 persone. Un autentico prodigio della nautica italiana varata il 31 marzo 2012 dai cantieri navali di Riva Trigoso e oggi attraccata al Pier 90 di Manhattan.
“In questi pochi giorni a New York – racconta il Comandante Casamassima, che ripartirà domani – era importante per noi stabilire un contatto con la comunità italiana e italoamericana presente in città. Sono venute a visitarci centinaia di persone: per noi è stata una grande gioia”.
Sulla Virginio Fasan, infatti, c’è tanto da vedere. Dalle stanze private dell’equipaggio alle sale operative, fino all’elicottero militare che accoglie i visitatori dopo la lunga coda necessaria per poter salire a bordo. “Siamo qui per diplomazia navale – spiega l’Ammiraglio Sciandra – ma anche per consolidare l’importante relazione che abbiamo con la Marina USA. Italia e Stati Uniti, almeno per quanto riguarda le attività in mare, sono costantemente in contatto. Da parte nostra assicuriamo uno studio costante, che ci rende capaci di interagire e integrarci con loro”.

Nonostante Roma e Washington siano entrambe membri della NATO e perciò condividano le usanze dal punto di vista procedurale, per oliare gli ingranaggi e renderli più flessibili al contatto con il personale americano l’addestramento rimane infatti necessario “È come in una squadra di calcio – continua l’Ammiraglio – Quando i giocatori si trovano per la prima volta a giocare insieme, hanno bisogno di un po’ di tempo per adattarsi gli uni agli altri”.
Gli americani (non solo i marinai, ma anche i newyorkesi), hanno accolto però la Nave Fasan con grande affetto. In questi giorni di Fleet Week, non è insolito camminare per le strade di Manhattan e vedere gruppi di uomini in divisa. “Ciò che mi ha davvero colpito è stato il calore della popolazione nei nostri confronti – prosegue Sciandra – spesso ci hanno fermati anche solo per dirci ‘thank you for your service’. Ci ha fatto incredibilmente piacere, perché significa che nei cittadini è vivo il rispetto verso il corpo militare”.
Un rispetto per la gerarchia e la tradizione che, come il regolamento vuole, a bordo della Fasan non manca mai. “Buongiorno Comandante!”, dice l’equipaggio ogni volta che incontra Casamassima mentre ci accompagna per le stanze della nave. Quando arriva in “cabina di regia” si sente a casa. Spiega al dettaglio il funzionamento di ogni bottone, illustra mappe, racconta storie e aneddoti.

Nell’enorme desk cosparso di luci e indicatori al centro della sala, ad esempio, c’è anche un telefono grigio. È collegato a un filo nero e ha un design antiquato. “È quello di riserva che utilizziamo nel caso in cui dovesse saltare la luce. Funziona grazie a un sistema di magneti inventato nella seconda della metà dell’ottocento, ma nonostante siano passati oltre centocinquant’anni è ancora una garanzia. Quando sei in acqua conviene avere un piano B, quindi per qualsiasi necessità abbiamo a bordo una bussola, una mappa e una cornetta sempre funzionanti”.
Per fortuna, il tragitto dall’Italia a New York non ha avuto complicanze. “Ci abbiamo messo due settimane – spiega il Comandante – ma solo perché abbiamo fatto una tappa intermedia che avremmo anche potuto saltare. La nave ha un’ottima autonomia e regge molto bene i viaggi. Ha 10 anni, ma non li dimostra: lo ha detto anche Del Toro”.
E in effetti, sulla Fasan, è difficile notare lo scorrere del tempo. Non c’è ruggine, non c’è sporco, non c’è usura. Camminando tra i corridoi interni e arrivando alla parte superiore, da dove si vedono le bandiere italiana e americana (una legge non scritta della nautica vuole che oltre ai colori del proprio paese si esibiscano anche quelli dello Stato da cui si è ospiti), non c’è nulla che faccia pensare ai tanti chilometri percorsi negli anni tra le onde.

“Questo, oltre alla cura del nostro equipaggio – sottolinea Casamassima – è dato anche dall’eccellente lavoro in fase di costruzione. Come per gli yacht, anche in fatto di navi militari l’Italia è a tutti gli effetti una potenza mondiale: siamo in top 5 nella cantieristica, costruiamo da soli tutte le nostre navi e spesso facciamo anche quelle di altri Paesi”.
Un’eccellenza talmente consolidata da aver ispirato persino gli americani. Le linee della Fasan, così morbide ed eleganti nonostante la struttura imponente, sono state prese come esempio dalla Marina degli Stati Uniti nella creazione delle loro imbarcazioni.
“È un grande attestato di stima – dicono Sciandra e Casamassima – l’Italia è un esempio per chiunque e non possiamo far altro che esserne fieri”.