Il Flatiron Building di New York ha un nuovo – vecchio – proprietario. Si tratta di una cordata guidata dall’imprenditore Jeffrey Gural, e di cui fa parte anche il gruppo italiano Sorgente della famiglia Mainetti.
L’iconico palazzo costruito 121 anni fa a Lower Manhattan è tornato sul mercato due mesi dopo essere stato aggiudicato all’asta per la cifra-monstre di 190 milioni di dollari. L’ex acquirente Jacob Garlick non è infatti riuscito a sborsare i 19 milioni a titolo di deposito nei termini previsti – e Jeff Gural, che aveva diritto di prelazione, si è rifiutato di subentrare per la stessa cifra.
L’edificio era stato messo all’asta a causa di controversie legali tra i proprietari di maggioranza – tra cui GFP Real Estate di Gural, Sorgente, Newmark e ABS Partners – e Nathan Silverstein, che possedeva il restante 25%. I quattro ex soci – senza Silverstein – hanno perciò deciso di formulare un’offerta per riappropriarsi del Flatiron. Costo totale dell’operazione: 161 milioni di dollari (con una base d’asta di 50 milioni).
È assai verosimile che il Flatiron venga completamente ristrutturato e trasformato in complesso di appartamenti di lusso, complice una fase in cui il mercato immobiliare di Lower Manhattan ha toccato i massimi storici di redditività. “Devo parlare con i miei soci e trovare un piano”, ha detto Gural fuori dal tribunale. “Penserei di trasformare metà dell’edificio in residenziale e metà uffici, o tutto residenziale”.
La città di New York era da tempo alla ricerca di un nuovo proprietario: il Flatiron è sfitto da ormai quattro anni e gli ultimi inquilini se ne sono andati nel 2019. Le autorità di City Hall avevano ipotizzato di riadattarlo in centro di accoglienza per ospitare le centinaia di migranti che ogni giorno arrivano nella Grande Mela – ma a quanto pare il palazzo non sarebbe strutturalmente idoneo.
Gli interessati che sperano in una seconda opportunità di acquisto dovranno ora dimostrare di avere i fondi per sostenere la loro offerta, depositando un assegno di 100.000 dollari per partecipare all’asta.
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