Cordiale e orgoglioso della comunità italiana, Eric Adams, a poco più di un anno dall’inizio del suo mandato, parla per la prima volta con La Voce di New York.
Il sindaco vuole stabilire un canale di comunicazione diretto con le comunità etniche di prima e ultima generazione, integrate e non integrate, che risiedono a Manhattan e negli altri 4 borough, parlando 37 fra lingue e dialetti.
La comunità italoamericana è importante per la sua amministrazione? Se sì, perché?
“La comunità italoamericana è importante per molte ragioni, non solo per quelle ragioni storiche che ha avuto nell’aiutarci a costruire le infrastrutture della città. Se si guarda al contributo che la comunità italiana ha dato e continuerà a dare, si capisce che le fondamenta di New York derivano dai primi immigrati italiani, che sono venuti qui e hanno costruito piccoli negozi. Guardate anche il ruolo che svolgono nel nostro settore legale: molti dei nostri avvocati e giudici sono italiani o italoamericani. È una comunità, la vostra, che sostiene i tre fondamenti primari della città: la famiglia, gli affari e la sicurezza pubblica. Su questo punto la pensate come me: io credo fermamente che la sicurezza pubblica sia il prerequisito per la nostra prosperità”.
Case, sicurezza, immigrazione. Quale di queste è diventata la sua priorità nel 2023 dopo il Covid-19?
“In cima alla lista c’è la sicurezza pubblica. Stiamo continuando a ridurre i crimini legati alle armi, ne abbiamo tolte 9000 dalle nostre strade. Poi c’è la gestione della crisi dei richiedenti asilo e dei migranti, che sta minando l’intera città. Stiamo cercando di far sì che il governo federale faccia il suo dovere, permettendo ai migranti di lavorare. Questa è una questione nazionale, non locale e i cittadini di New York non dovrebbero essere costretti a sopportarne il peso da soli. Poi, quando si affrontano questioni importanti come quella degli alloggi, dobbiamo assicurarci di avere una casa per tutti i newyorkesi. Quindi, se devo fare una classifica, metto al primo posto la sicurezza pubblica, poi l’asilo per i migranti e infine gli alloggi”.
La sua amministrazione si è impegnata in due grandi battaglie: contro i ratti e a favore del riciclo dei rifiuti. Pensa davvero che possano essere vinte?
“Non so se l’avete sentito, ma io odio i topi. Penso che possiamo vincere su entrambi i fronti, abbiamo lanciato un programma di riciclaggio dei rifiuti urbani che è partito dal Queens e che ha avuto un grande successo, anche in aree non tradizionali. Ora espanderemo il programma in tutta la città e saremo in grado di togliere tonnellate di rifiuti dal nostro territorio, utilizzandoli in un secondo momento come combustibile biodegradabile. Per affrontare i ratti bisogna essere proattivi, prendere iniziativa e partire ad esempio dalla raccolta dei rifiuti con i nuovi bidoni che stiamo portando in città. Abbiamo sette nuovi dispositivi che stiamo testando, cercando di vedere i risultati in modo da risolvere una volta per tutte il problema che abbiamo con i roditori della città”.
Lei ha avuto alcuni scontri con la Casa Bianca, ma questo non significa che non supporterà Biden nelle elezioni del prossimo anno giusto?
No, infatti. Gli amici litigano e discutono, ma io sostengo il Presidente. Dobbiamo concentrarci sulla crisi dei migranti. Biden ha fatto tante altre cose che penso gli facciano meritare un altro mandato, ma ho intenzione di sottolineare quelle che credo siano le preoccupazioni dei newyorkesi. Non ho intenzione di rimanere in silenzio su questo, il costo dei migranti e dei richiedenti asilo ha un grave impatto finanziario sulla città”.
Qual è la zona di New York che soffre di più questa crisi?
“Ad essere sincero è un problema che incide su tutta la città. Come ho detto, la crisi finanziaria dei migranti sta per avere un impatto su tutti i servizi della nostra città. Dobbiamo risolvere questo problema, partendo innanzitutto dall’autorizzazione al lavoro, ma ogni comunità è stata colpita. Se si vuole fare una mappatura si vedrà che ogni quartiere è stato impattato dalla crisi”.
L’American Italian Cancer Foundation è un’organizzazione no-profit che dispone di uno speciale bus medico completamente attrezzato, che viaggia ogni settimana nei 5 distretti per offrire mammografie gratuite. A partire da giugno lo stesso bus medico offrirà anche un test PSA gratuito per la prevenzione del cancro alla prostata, in modo che uomini e donne privi di assistenza medica possano sottoporsi a uno screening adeguato senza costi. Ritiene che questo tipo di attività filantropica debba essere incoraggiata e sostenuta dalla città di New York e perché?
“Prima di tutto, si torna alla domanda iniziale: ‘Perché la comunità italiana è così importante per la nostra città?’. Se si guarda agli italiani e alla loro disponibilità a fare volontariato, si capisce che credono davvero nel ruolo che svolgono come cittadini. L’autobus è straordinario, permette alle persone di fare prevenzione sanitaria per individuare precocemente una malattia cronica: è estremamente importante. Ogni mercoledì, alle 21, sono sulla 34ª Strada tra la settima e l’ottava Avenue per distribuire cibo ai newyorkesi che sono caduti in disgrazia: questo è il tipo di iniziativa che anche l’autobus sta facendo e che dimostra come si possa colmare il divario tra ciò che può fare il governo e le entità filantropiche private. È una vera vittoria per New York. Se tutti i newyorkesi contribuissero anche solo con un’ora alla settimana a qualche forma di volontariato, vedremmo una drastica inversione di tendenza”.
È ottimista per questo 2023?
“Sono entusiasta di quest’anno e di tutto ciò che ha da offrire. Questo è un periodo difficile, ma i newyorkesi sanno come sopravvivere nei momenti più bui. Abbiamo già avuto momenti complicati in passato, ma una volta ho sentito dire da qualcuno che ‘le tempeste non durano per sempre’. Non importa quanto sia grave la tempesta, noi la superiamo e ci aspettano giorni di sole. È il momento giusto per avere il pilota giusto al timone e questo è l’aereo su cui atterreremo insieme”.