“Parliamo tanto di transizione energetica, ma la verità è una sola: non siamo nemmeno all’inizio di questo processo”.
Sono dure, decise e concrete le parole di Paolo Scaroni, oggi presidente del Milan e dal 2002 al 2014 amministratore delegato di Enel ed Eni. Ospite del Gruppo Esponenti Italiani al Raquet&Tennis Club su Park Avenue, Scaroni è stato protagonista di un dibattito con il Presidente del GEI Mario Platero e con il pubblico che gli ha rivolto alcune domande.
“L’Italia può diventare la porta europea del gas”, dice Scaroni, che ricorda i collegamenti già esistenti tra la penisola e gli altri paesi del mediterraneo. La Libia, ad esempio, soggetta però alle instabilità interne, oppure l’Egitto, da cui può essere importato gas liquefatto.
Un tema, quello dell’approvvigionamento, sempre più al centro delle cronache dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e la riduzione dei rapporti commerciali con la Russia. Scaroni, nella corso della carriera, ha incontrato più volte di persona Vladimir Putin e ha sviluppato l’idea che, alla base dell’invasione, ci sia stata la convinzione di Mosca che gli ucraini fossero dei “cugini di serie B” del popolo russo. “Un presupposto estremamente sbagliato – sottolinea il presidente – e che non ha fatto i conti con la capacità di Zelensky di costruire un incredibile spirito nazionalista in un paese che non l’ha mai avuto”.
Eppure, le previsioni di Scaroni non sono delle più ottimiste. Sulla guerra – dove non vede come la sconfitta della Russia o dell’Ucraina possa essere sufficiente per interrompere il conflitto – così come sulla volontà (e la capacità) del mondo di cambiare per prevenire i disastri climatici.

“Prima di tutto rendiamoci conto che l’Europa è responsabile soltanto del 7% delle emissioni globali. Mettiamo per assurdo che tutta Europa domani decida di spegnersi: cosa cambierebbe? Oggi i grandi responsabili dell’inquinamento sono le potenze asiatiche, che però non hanno intenzione di invertire la tendenza, almeno nel breve termine”.
Scaroni affronta poi la questione del “green washing”, l’ecologismo di facciata con cui si indica la strategia adottata da alcune imprese per costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, così da distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti. “Fate attenzione – rimarca – a chi da un giorno all’altro si vanta di avere patenti di sostenibilità”. Infine le auto: “Come possiamo definire una macchina elettrica ‘green’, se l’energia necessaria per farla funzionare arriva da fonti inquinanti?”.
Parole che rendono spontanea la domanda di Myrta Merlino, giornalista conduttrice de L’Aria Che Tira su La 7 ospite al pranzo del GEI. “Quindi la conclusione qual è. La transizione energetica è un obiettivo troppo ambizioso?”.
“Non può essere troppo ambizioso – risponde Scaroni – perché siamo costretti a raggiungerlo. Si tratta però di decidere come. Io appartengo a quelli convinti che, al momento, di soluzioni tecnologiche per poter allontanarci dall’uso di combustibili fossili ci sia solo il nucleare. Non mi piace, ma non abbiamo alternative. Tantissimi paesi al mondo hanno centrali nucleari, quindi evidentemente non parliamo di un compromesso così doloroso come in Italia si tende a credere. Le centrali nucleari sono reali: esistono, ce ne sono tantissime. Io spingerei verso questa direzione”.