Erano circa 8 persone, incappucciate e velocissime, quelle che ieri sera, verso le 17.30, hanno manifestato davanti al Consolato Italiano di New York in favore di Alfredo Cospito, l’anarchico condannato al 41 bis che da quattro mesi è in sciopero della fame contro il regime carcerario a cui è sottoposto.
Una protesta lampo accompagnata dal lancio di un petardo e ripresa dalle telecamere di sorveglianza, durante la quale il gruppo ha anche esposto due striscioni in favore di Cospito: uno di questi è stato appeso all’impalcatura dell’edificio che fiancheggia la sede italiana sulla 69ª strada, mentre il secondo è stato ritrovato dalla polizia su un’aiuola poco distante. Il botto ha spaventato i dipendenti del Consolato, ma non ha provocato alcun danno, tanto che poco dopo, intorno alle 19 quando siamo arrivati sul posto, Park Avenue era già tornata alla normalità.
Nessun segno di ciò che era accaduto, se non per una macchina della NYPD con le luci accese che ci ha confermato di essere lì per rafforzare la sorveglianza della sede diplomatica immediatamente richiesta dalle autorità consolari.
Gli uffici consolari stanno svolgendo adesso la loro regolare attività tutti gli appuntamenti non hanno sbuitoi rallentamenti. Una macchina della polizia petrò stazioni davanti all’ingresso principale per evitare che episodi come quelli di martedì, anche se non hanno portato ad alcun arresto possano ripetersi.
a disposizione della polizia ci sono però i filmati di sorveglianza sempre attivi nella zona che potrebbero fornire elementi utili all’individuazione del gruppo di dimostranti e la loro eventuale lingua o etnia.

A fine gennaio, il ministro degli Esteri Antonio Tajani (che proprio al Consolato aveva iniziato la sua visita a New York il 21 febbraio), aveva chiesto di “aumentare la sicurezza” davanti ad ambasciate e consolati italiani nel mondo dopo aver assistito ad alcuni attacchi di matrice anarchica nati in seguito al “caso Cospito”.
“Gli attentati ci preoccupano – aveva detto Tajani – ma questo non significa che il Governo sia disposto a trattare con chi usa la violenza: è inaccettabile”.
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