L’ Istituto Italiano di Cultura a New York si illumina di preziosi. Nel pomeriggio di venerdì 17 febbraio, l’istituzione ha ospitato un trunk show del brand Dikkarat, linea di gioielli d’arte della designer italo-ghanese Katia Mammarella. Il direttore Fabio Finotti si è detto entusiasta di presentare l’estro di una giovane designer. “Insieme al nostro interesse per la promozione dell’artigianato italiano in questa circostanza siamo orgogliosi di ospitare un evento che parla di futuro e non solo di passato”.
Una collezione, quella di Dikkarat, composta da orecchini, anelli e ciondoli per un totale di diciassette monili. “Questa linea manca di collane e bracciali volutamente. Sono particolarmente attratta dagli orecchini, una vera fanatica – ci ha raccontato la designer – al contempo fondere lo stile classico a quello moderno fa parte del DNA di Dikkarat”. Il nome contiene le iniziali di Katia e rimanda ai carati, quelli dell’oro. I pezzi esposti hanno linee semplici ed eleganza fine. Orecchini dallo stile pulito, impreziositi con pavé di pietre preziose e ametiste a goccia. Le stesse gemme, a taglio obliquo, incastonate su una serie di anelli dalla forma importante.

Katia Mammarella è nata a Londra trentadue anni fa (proprio il giorno del trunk show) da padre italiano e mamma ghanese. Quando aveva poco più di un anno i genitori si sono trasferiti in Piemonte. Da adolescente, il lavoro della mamma l’ha condotta a New York. Ci ha confidato che la passione per l’arte orafa l’ha scoperta strada facendo e non da molto. “Da piccola mi interessava tutto quello che riguardava il design, in particolare la moda, ma per timore non ho avuto il coraggio di addentrarmi in quel mondo. Sentivo, però, di voler percorrere una strada non troppo distante. Poi ho scoperto la magia di gemme e gioielli, il posto giusto”.
Ispirata dalla sua eredità mista, Katia ha imparato l’arte orafa a New York. “Ho studiato la tecnica al JCC College. Sei anni di studio e la grande fortuna di apprendere da una maestra di eccezione, Lisa Spiros, artista del gioiello di fama mondiale”.
In quanto a stimoli ed estro Katia non ha dubbi: “L’Italia è la fonte da cui attingo. È una sorta di bagaglio che al suo interno custodisce la bellezza con cui sono cresciuta. L’arte, il design, l’estetica che ci circonda nel Bel Paese influenza inevitabilmente il modo in cui interpretiamo ciò che ci appassiona. New York, invece, ha allargato la mia visuale. Un mix perfetto, non trova?”.

Parlando di futuro, Katia ha progetti che oltrepassano i confini della Grande Mela. “Il desiderio è quello di portare in Italia e in Ghana quanto ho appreso finora. Abbandonarmi a nuove ispirazioni nel Paese delle mie radici insieme all’arte della terra che ha influenzato mia madre, dove il design, incluso quello del gioiello, e la creatività in genere, sono capaci di risultati singolari. Non vedo l’ora”.